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Disinformazione? No, banalità e ignoranza

Eppure basterebbe poco per sapere se si stanno dando notizie utili e attendibili: rileggere quanto si scrive. Se alla fine della lettura rimaniamo con una espressione perplessa allora significa che abbiamo sbagliato messaggio. Questo può capitare a tutti, blogger, giornalisti, opinion leader, commentatori. E questo succede spesso d’estate, quando i giornali debbono riempire le pagine e si affidano a stagisti o articolisti in erba. Questa volta rimaniamo perplessi al termine di un pezzo pubblicato su Io Donna, l’inserto settimanale del Corriere della Sera.

Si dà notizia di una ricerca dell’Università statunitense di Beirut secondo cui la sigaretta elettronica crea dipendenza e per questo “vanno usate con molta prudenza”. Peccato che la dipendenza dipenda dalla nicotina e non dal device. Svapare a zero non provoca alcuna dipendenza se non quella dal piacere e dal gusto. La tossicità eventuale è prodotta dalla nicotina che però, rispetto alla sigaretta tradizionale, ha l’ulteriore vantaggio di non essere bruciata ma semplicemente vaporizzata dallo stato liquido. Come se non bastasse, il pezzo viene commentato da Silvano Gallus, ricercatore dell’istituto Negri di Milano, che sostiene la solita teoria della sigaretta elettronica veicolo verso il fumo, della mancanza di studi attendibili, e bla bla bla. Non vogliamo entrare in polemica con il ricercatore ma, giusto per sua informazione, ripubblichiamo le quasi duecento ricerche che sono state prodotte sugli effetti della sigaretta elettronica. Magari un giorno si deciderà di leggerle e non dirà più che non esitono studi di settore.

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