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“Il fumo fa bene allo Stato e alle pensioni”

In occasione del convegno sulla filiera delle sigarette elettroniche ospitato durante il Vapitaly è emerso un dato che farà certamente discutere. In sostanza, lo Stato non avrebbe interesse a diffondere la sigaretta elettronica perché più fumatori ci sono, minore sarà la vita media degli italiani, minore il costo di assistenza sanitaria e carico pensionistico.

Franco Spicciariello, senior partner di Opengate Italia, società che cura le relazioni istituzionali per Anafe Confindustria, è intervenuto durante il convegno sulla filiera delle ecig, svoltosi nella mattinata riservata agli operatori. “Dal punto di vista delle entrate fiscali – ha spiegato Spicciariello – lo Stato non ha alcun interesse a ridurre il numero di fumatori anche grazie la sigaretta elettronica. Il caso italiano del resto è simile a quanto sta avvenendo negli USA, dove molti Stati stanno intervenendo con tasse e regole pesanti proprio per bloccare lo sviluppo di questo prodotto, sì da proteggere le entrate derivanti dalle accise sul tabacco. Del resto, e sono informazioni note agli esperti, più fumatori ci sono, minore è l’aspettativa di vita, e persino le malattie connesse al tabagismo sono tendenzialmente di minore durata per quanto aggressive e mortali. Un non fumatore invece vivrà più a lungo, ammalandosi probabilmente di patologie croniche che costano molto, con lo Stato costretto a curarle per molti anni. Per non parlare poi dell’impatto sul sistema pensionistico: cosa succederebbe se tutti vivessero fino a 80 e più anni? La realtà è questa purtroppo, e nonostante gli sforzi delle strutture sanitarie e anche dell’attuale Ministro Beatrice Lorenzin, esiste un mondo, in Italia e all’estero, che vuole che tutto resti così, e per questo combatte le e-cig. Un approccio cinico purtroppo, ma che fa anche i conti con la realtà dei tanti miliardi in più che servirebbero subito, a causa delle minori entrate, se le persone smettessero di fumare. Ma non giudico – conclude Spicciariello –  prendo atto, sperando però che prima o poi si inizi a riflettere sul tema. Del resto, fumare, svapare o smettere sono libere scelte delle persone. Anche se nel caso dello svapo lo Stato italiano ha fatto di tutto per fare in modo – attraverso una tassazione monstre – che questa scelta non fosse più libera”. Un ragionamento forse cinico ma che non fa una piega. Il costo delle cure da malattie polmonari sarebbe dunque irrisorio nel mare magnum della spesa statale e, soprattutto, molto limitato nel tempo, visto che la malattia fa il suo corso in sei mesi. Fumare, dunque, conviene allo Stato. E conviene anche dal punto di vista dei danni da fumo passivo e danni collaterali.

Anche sul fronte ambientale però le ecig non gioverebbero ai governo. In Italia ci sono 13 milioni di fumatori e consumano in media 15 sigarette al giorno, ovvero circa 72 miliardi di mozziconi all’anno. Tenuto conto del potere filtrante dell’acetato di cellulosa (di cui è composto il filtro) una ricerca condotta dall’Enea e dall’Azienda sanitaria di Bologna  valuta che il carico nocivo immesso nell’ambiente è pari a 324 tonnellate di nicotina, 1872 milioni di Bq (Becquerel, l’unità di misura delle sostanze radioattive) di polonio-210, 1800 tonnellate di composti organici volatili, 21,6 tonnellate di gas tossici, 1440 tonnellate di catrame e condensato, 12240 tonnellate di acetato di cellulosa.

Schermata 11-2457352 alle 16.01.53“L’impatto nocivo di mozziconi sull’ambiente – ebbe a dire Piergiorgio Benvenuti, presidente di Ecoitaliasolidale – è andato progressivamente peggiorando anche a causa dell’introduzione di nuovi filtri sintetici e non più di pura cellulosa, che ne hanno reso ancora più difficile lo smaltimento in natura”. Secondo uno studio condotto dal National Center for Biotechnology Information degli Stati Uniti, la fibra sintetica di cui il filtro è composto non è biodegradabile, ma solo in grado di disfarsi in polvere fine ed in tempi di circa 10-15 anni. Al termine di questo periodo le sostanze non scompaiono si diluiscono nel suolo e nelle acque, senza svanire mai. Si può ben dire, dunque, che i residui delle sigarette siano “eterni”.

La maglia nera delle città italiane spetta a Milano e Roma. Si stima che a Roma ci sia una produzione giornaliera di circa 11 milioni di cicche pari a circa 4 miliardi l’anno. Una quota consistente di queste, circa il 50 per cento, viene abbandonata in modo illecito sulle strade della città. Se si considera che ogni mozzicone è lungo circa tre centimetri, messi l’uno accanto all’altro coprirebbero il percorso di 51 mila chilometri, distanza superiore quindi alla circonferenza terrestre, calcolata in 42mila e 500 chilometri. Ma avere rifiuti significa aver dover appaltare servizi di pulizia, assumere personale, creare depositi di smaltimento. Anche la creazione del rifiuto, dunque, serve all’apparato amministrativo così come il malato serve alla sanità.

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