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Tassa su nicotina, decide il governo

La Legge di stabilità è la denominazione “rinnovata” della tradizionale manovra finanziaria. L’iter ha inizio in autunno con la predisposizione del Disegno di legge di stabilità e la successiva approvazione dello schema di governo in Consiglio dei ministri, pronto per la successiva ratifica degli interventi emendativi alla Legge, che intanto entra in vigore a gennaio dell’anno successivo.

Schermata 11-2457354 alle 13.26.46Dal punto di vista politico è la legge fondamentale dello Stato perché con essa il governo può disporre e distribuire le risorse per l’anno o gli anni successivi. Allo stesso modo, può intervenire direttamente nella vita quotidiana dei cittadini applicando nuove tasse o eliminandone altre. Per questo motivo ogni singolo parlamentare ha interesse a partecipare alla stesura della legge di Stabilità, proponendo nuovi introiti per lo Stato oppure “difendendo” un settore da una eventuale vessazione. Tanto più il parlamentare è vicino al governo o ha consenso elettorale, tanto più i suoi emendamenti hanno la possibilità di essere recepiti. Un emendamento non è nient’altro che una proposta di modifica della bozza presentata dal governo. A volte, una semplice virgola o la cancellazione di una parola possono variare l’intero assetto normativo. Nella Legge di Stabilità attualmente al vaglio delle Camere erano stati inseriti alcuni emendamenti volti a ridisegnare la tassazione sul fumo elettronico. Si chiedeva al governo di introdurre a carico delle aziende produttrici di eliquid un’accisa di 10 mila euro per ogni chilogrammo di nicotina pura. Questo avrebbe portato, ad esempio, ad una tassazione di un euro per ogni flacone da 10 millilitri con nicotina a 10 mg. Le proposte di modifica, sottoscritte da quattro parlamentari, non sono state recepite dal governo.

Al Senato, invece, è stato approvato un Ordine del Giorno che impegna il governo a rimodulare l’attuale tassazione e a consentire l’acquisto di nicotina soltanto alle industrie autorizzate che la lavorano. Un Ordine del Giorno, però, è semplicemente un impegno, una promessa che il Parlamento, in questo caso il Senato, strappa al governo. Senza però vincolo di modalità e di tempistiche. Spetta sempre al governo delineare tariffe e modalità di introduzione della nuova tassazione. Cosa che, comunque, avrebbe già fatto in autonomia essendo intervenuta per l’anno scorso una sentenza della Corte Costituzionale mentre per quest’anno si attende soltanto la sentenza del Tar. Come si è soliti dire in Transatlantico: un Ordine del giorno non si nega a nessuno, costa nulla e fa fare bella figura.

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