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Riscaldatori di tabacco: “Alta concentrazione di stagno e formaldeide”

Intervista esclusiva con il professor Roberto Boffi, tra i massimi esperti mondiali di pneumologia applicata ai sistemi di vaporizzazione e di riduzione del danno.

Sono sempre più numerose le indagini e le ricerche sulla ecig. Risultati a volte contraddittori ma che evidenziano un aspetto comune: è meno pericolosa della sigaretta tradizionale. Nessuno aveva però ancora approfondito la ricerca sul cosiddetto riscaldatore di tabacco che, unico nel suo genere, non è inserito né nella categoria sigaretta tradizionale né tra le sigarette elettroniche. Il dottor Roberto Boffi e la dottoressa Chiara Veronese, entrambi dell’Istituto nazionale dei tumori di Milano, per la prima volta lo hanno fatto. E i risultati sono a dir poco stupefacenti: anche se in misura inferiore rispetto alla sigaretta tradizionale, il fumo del tabacco riscaldato contiene alcani, acidi organici, nicotina e soprattutto formaldeide. Li abbiamo contattati per approfondire l’argomento.

Dal vostro punto di vista, cosa differenzia un riscaldatore di tabacco da una sigaretta elettronica?
La sigaretta elettronica è un dispositivo che emula i tradizionali prodotti per il fumo e che funziona sfruttando principi fondamentalmente elementari e componenti elettronici non eccessivamente complessi. L’obiettivo della sigaretta elettronica è quello di “imitare” una sigaretta dando al fumatore delle sensazioni simili a quelle che ha con le sigarette tradizionali, ma limitando di molto i pericoli per la sua salute. L’ecig simula la produzione di fumo, che in realtà è un vapore, tramite il surriscaldamento di una resistenza che permette l’evaporazione di un apposito liquido (aroma), che viene respirato sotto forma di denso vapore. I riscaldatori di tabacco invece, sono dispositivi elettronici in cui il tabacco viene riscaldato anziché essere bruciato, generando un aerosol che permette ai fumatori di apprezzare in maniera diversa il gusto del tabacco. Non è necessario utilizzare l’accendino, non viene prodotta cenere e nemmeno fumo. Il sistema consiste in un caricatore tascabile e in un dispositivo che ricorda le classiche sigarette elettroniche, da caricare però con una sorta di minisigarette, ognuna di loro contenenti un prodotto a base di tabacco. Più precisamente si tratta di dispositivi con un avanzato software di regolazione della temperatura: il tabacco viene riscaldato a 350 gradi centigradi e non bruciato grazie ad una particolare lamina in platino e ceramica. Il calore prodotto viene quindi trasmesso alla minisigaretta, dove il surriscaldamento della miscela compressa di tabacco genere un aerosol. La differenza fondamentale sta proprio qui: queste sigarette elettroniche di nuova generazione contengono tabacco trattato e non più dei liquidi come le sigarette elettroniche classiche, una differenza che porta quindi lo svapatore che eventualmente decide di usarle a riavvicinarsi di parecchio alla sigaretta tradizionale.
Un ultimo aspetto, tutt’altro che trascurabile per chi come noi cerca di aiutare i fumatori nella “smoking cessation”, diversifica questi due dispositivi: mentre le sigarette elettroniche sono vendute prevalentemente online e in negozi monomarca, e alcune di esse anche nelle farmacie, i nuovi riscaldatori di tabacco – e le loro minisigarette – sono disponibili soltanto in tabaccheria.

Perché una ricerca sui riscaldatori di tabacco?
La rapida popolarità e la crescita di mercato delle sigarette elettroniche hanno dimostrato come i fumatori siano in cerca di un’alternativa meno dannosa; per questo motivo è diventato di fondamentale importanza per la Tobacco Control Unit dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano a compiere studi per valutare i prodotti alternativi che i consumatori decidono di sperimentare. Già da anni, infatti, analizziamo il vapore prodotto dalle sigarette elettroniche e, appena dopo la loro uscita in Italia, abbiamo iniziato ad occuparci dei riscaldatori di tabacco per vedere di cose effettivamente si trattasse. L’obiettivo dei nostri ultimi studi è stato dunque quello, in seguito all’analisi del vapore prodotto dal consumo di e-cig e dell’aerosol prodotto dal consumo dei riscaldatori di tabacco, di determinare se fosse realmente possibile parlare di “tobacco harm reduction” e se quindi questi prodotti potessero rientrare nella categoria RRP (prodotti a rischio ridotto).

Quali evidenze avete riscontrato?
Sulla base dei nostri risultati, l’uso delle e-cig, da una prospettiva di salute pubblica, offre un netto miglioramento rispetto alle normali sigarette contenenti tabacco. L’esposizione alla maggior parte delle specie chimiche tossiche e/o indesiderabili è risultato essere molto inferiore a quello delle sigarette normali. Tuttavia, considerando la mancanza di regolamentazione sul processo di fabbricazione di e-cig, è verosimile che vi sia un potenziale utilizzo di materiale tossico, come i metalli pesanti che abbiamo rilevato, che potrebbe portare a una loro emissione nel vapore prodotto. Anche per quanto riguarda i riscaldatori di tabacco, come abbiamo recentemente mostrato al Congresso dell’International Society of Exposure Science (Ises) tenutosi nell’ottobre scorso a Las Vegas, sulla base dei nostri preliminari risultati il loro utilizzo, da una prospettiva di salute pubblica, offre un concreto miglioramento rispetto alle sigarette tradizionali. L’esposizione alle specie dannose e tossiche solitamente rintracciabili in grandi concentrazioni all’interno del fumo di tabacco risulta infatti nettamente inferiore. Abbiamo inoltre accertato che si tratta effettivamente di prodotti che non bruciano il tabacco ma lo scaldano; abbiamo però rilevato che si ha comunque una produzione di sostanze dannose quali alcani, acidi organici, nicotina e soprattutto formaldeide. In quanto agente inquinante, questo nuovo prodotto elettronico dovrebbe pertanto seguire assolutamente, a nostro avviso, tutte le norme introdotte nel 2005 dalla legge antifumo dell’allora ministro Girolamo Sirchia.

I metalli pesanti si trovano, ad esempio, anche nelle bottigliette di acqua naturale. In che concentrazione però diventano pericolosi per l’organismo?
Ogni metallo è tossico a concentrazioni diverse: non c’è una concentrazione tossica generale per tutti i metalli e alcune non sono genericamente fissate ma dipendono da individuo a individuo. Inoltre per alcuni metalli vi sono evidenze scientifiche certe solo sul fatto che si depositino all’interno dell’organismo, soprattutto polmoni e reni, senza però ancora chiare evidenze sul meccanismo con cui questo accade. Comunque le nostre analisi delle emissioni del vapore prodotto dalle ecig hanno indicato la presenza di metalli pesanti quali nichel, zinco, piombo, argento e cromo, per alcune di queste sostanze addirittura in quantità superiore alle sigarette normali. Inoltre abbiamo verificato che molto del cromo e del nichel rilevato non proveniva dal liquido con cui vengono caricate le cartucce, ma dal dispositivo elettronico. Per quanto riguarda i riscaldatori di tabacco, invece, non si è rilevata presenza di metalli pesanti, fatta eccezione per lo stagno, trovato peraltro a una concentrazione molto elevata. Ulteriori studi dovranno identificare la fonte d’origine di questo metallo.

Molta confusione regna invece sulla formaldeide. In parole semplici, cosa è e perché è pericolosa?
Le aldeidi sono inquinanti aerei che derivano dalla foto-ossidazione degli idrocarburi, presenti solitamente nel gas di scarico delle automobili e nel fumo delle sigarette tradizionali. La formaldeide strutturalmente è la più semplice delle aldeidi. E’ classificata come irritante primario, in quanto a concentrazioni nell’aria superiori a 0,1 ppm può irritare per inalazione le mucose e gli occhi. L’ingestione e l’esposizione a quantità consistenti sono potenzialmente letali. La sua cancerogenicità è stata accertata sui roditori, nei quali la formaldeide provoca un tasso di incidenza di cancro al naso ed alla gola superiori al normale; essa è in grado di interferire con i legami tra Dna e proteine. Dal primo aprile 2015 la formaldeide è stata dichiarata dallo Iarc non più come sostanza “sospetta cancerogena” bensì come “cancerogena 1/B”.

Quando prevedete che la vostra ricerca possa essere pubblicata?
Stiamo completando le ultime approfondite analisi sui riscaldatori di tabacco, ma entro quest’estate dovremmo avere tutto il materiale pronto per essere pubblicato, insieme ai nostri colleghi della University of Southern California, su un’importante rivista scientifica peer-reviewed.

 

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