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“Ho fatto da cavia per una ricerca sulle ecig”

Patrizia Cavalli è stata selezionata dallo staff del professor Etter per partecipare ad un programma di ricerca sugli effetti della sigaretta elettronica. La vaper svizzera ci racconta la sua esperienza.

Dietro ogni ricerca scientifica non ci sono soltanto medici e tecnici di laboratorio. Ci sono anche persone comuni che si sottopongono ai questionari e agli esperimenti. Più il campione è affidabile e corretto nei comportamenti, tanto più affidabile e corretta sarà anche la ricerca. La scelta delle cavie è infatti fondamentale: lo staff di ricercatori deve essere in grado di riprodurre un campione rappresentativo della realtà. Patrizia Cavalli, vaper svizzera del canton Ticino, è un nome e un volto molto conosciuto dell’ambiente vaper. Oltre ad essere molto attiva sui forum di settore, è anche impegnata in prima persona nell’associazionismo dei consumatori. E’ stata selezionata dal professor Etter per far parte di un campione di studio sugli effetti della sigaretta elettronica. Un’occasione che non capita a tutti, soprattutto quando dall’altra parte della scrivanie c’è uno dei luminari mondiali in materia di vaping.
Come sei entrata a conoscenza della ricerca?
Schermata 2016-03-25 alle 13.47.51Ho sentito parlare del professor Etter la prima volta nell’autunno del 2011, quando fu pubblicata la prima ricerca sull’assorbimento di nicotina in condizioni reali d’uso da parte di alcuni utenti di sigarette elettroniche. Oltre all’interesse per lo studio in sé, mi incuriosì il fatto che fosse stato condotto da un ricercatore del mio paese: nel 2011 lo svapo era agli albori in Italia, figuriamoci in Svizzera. Decisi pertanto di rispondere ad un questionario generale sul sito dell’équipe del professore.
Come è stata condotta?
Al termine del primo questionario, ho dato il mio consenso ad essere contatta per ulteriori ricerche. Sono quindi stata invitata a rispondere a questionari di follow-up e due volte ad inviare campioni di saliva per questa specifica ricerca.
E che tipo di domande c’erano?
Le prime domande riguardavano l’utilizzo di sigarette elettroniche, sigarette o altro tabacco combusto, tabacco orale e sostituti nicotinici farmaceutici nei 5 giorni precedenti la raccolta del campione di saliva. Queste domande erano necessarie per escludere dall’analisi della cotinina coloro che avevano utilizzato prodotti diversi dalle sole ecig. Le altre domande invece vertevano sulla frequenza d’uso, come ad esempio da quanto svapavao, quanti giorni la settimana, quanti tiri al giorno e sul tipo di vaporizzatore e di liquido, marca, modello, concentrazione di nicotina, quantità di millilitri al mese, ecc.
Durante il periodo della ricerca, sapendo di essere monitorata, hai mai cambiato abitudini magari anche inconsapevolvente?
No, ai partecipanti è stato richiesto di riportare in due precisi momenti le loro abitudini di svapo. Dalla ricerca è risultato che molti svapatori hanno diminuito il livello di nicotina utilizzata, ma al contempo è aumentato il consumo mensile di liquidi. A me personalmente non è capitato, forse perché al momento della prima rilevazione già svapavo da 3 anni e mezzo, le mie abitudini erano quindi consolidate.
Al termine del periodo di ricerca hai avuto qualche riconoscimento o vantaggio personale?
Assolutamente no. Cosa avrei dovuto avere in cambio? Ho semplicemente contribuito con la mia esperienza a sostenere la ricerca sul vaping.
Come giudichi le ricerche scientifiche in ambito del vaping a livello generale?
In generale, direi buone. Certo, ci sono stati anche casi clamorosi, ma molto più spesso il problema non riguarda tanto gli studi in sé ma piuttosto come i risultati vengono riportati dalla stampa generalista al grande pubblico. A fronte di un sempre più ampio consenso scientifico sulla riduzione dei rischi grazie allo svapo, sono ancora troppi i malintesi e i pregiudizi esistenti in proposito.
Sei direttamente impegnata nella causa pro vapers svizzera. anche se non direttamente coinvolta, come giudichi la Tpd?
Un enorme errore ed orrore. In primo luogo perché lo svapo non a nulla a che vedere con i prodotti del tabacco. Le limitazioni stringenti in termini di pubblicità e gli avvisi sul 30% delle etichette non faranno altro che aumentare tra l’opinione pubblica l’errata percezione che lo svapo è tanto dannoso quanto le sigarette tradizionali. Per non parlare dei 6 mesi di notifica preventiva, della limitazione a 10 ml per confezione e 20 mg/ml di nicotina, dei dosaggi costanti. Si tratta di limiti assurdi, senza alcuna base scientifica o messi in atto per prodotti similari.
Ci sono novità invece sul fronte del divieto di vendita di nicotina in svizzera?
Attualmente sono pendenti alcuni ricorsi presso il Tribunale federale amministrativo contro la decisone dello scorso novembre dell’Ufficio federale della sicurezza alimentare di mantenere il divieto di commercializzazione dei liquidi con nicotina. Per questo motivo, qualche settimana fa il Consiglio Federale ha risposto negativamente alla richiesta di un parlamentare di revocare l’attuale divieto di vendita. Speriamo che la situazione possa sbloccarsi al più presto, senza dover attendere la nuova legge sui prodotti del tabacco (una brutta fotocopia della TPD europea) perché questo purtroppo significherebbe dover aspettare ancora anni.

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