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Vicenda Svapoweb, attenzione alle schegge

di Stefano Caliciuri

La notizia del sequestro ai danni di Svapoweb ha fatto il giro del web, detonando come un carico di tritolo buttato in una stufa accesa. Se ad Airola l’esplosione ha provocato un enorme cratere, l’atterraggio delle schegge impazzite rischia di lasciare altre vittime sul terreno.

Alla Svapoweb Srl sono stati contestati due reati che, se dimostrati, porteranno all’arresto di amministratore e soci: ricettazione e frode nell’esercizio del commercio. In aggiunta, vengono contestate mancate comunicazioni Iva e mancato pagamento delle accise relative alla nicotina. Ma il problema trova origine proprio da qui. Per capire cosa abbia spinto gli inquirenti ad agire contro Svapoweb bisogna fare un passo indietro, tornando cioé alla metà del 2015, quando si decise di trasferire l’allora sede slovena in Italia. Se Svapoweb Srl è una creatura italiana, l’altra azienda riconducibile ad Arcangelo Bove, la Arcbo Doo è rimasta slovena. Sempre in quel periodo, Bove ha acquisito la totalità delle quote della Gioark, azienda di produzione e vendita di liquidi di ricarica per sigaretta elettronica con sede a Capodistria. Gli inquirenti avrebbero rilevato una discrepanza proprio all’interno di questa società, ritenedo che l’effettiva produzione dei liquidi non avvenisse in Slovenia ma all’interno dello stabilimento nel beneventano. Contravvenendo dunque alle disposizioni in materia di deposito fiscale. In sostanza, Gioark avrebbe dovuto produrre in Slovenia per poi spedire i flaconi al rappresentante fiscale italiano. Oppure, seconda ipotesi, avrebbe potuto produrre all’interno dello stabilimento beneventano ma soltanto in presenza di deposito fiscale. Gli inquirenti avrebbero invece ricostruito un percorso differente: la società slovena avrebbe prodotto in Italia i liquidi poi messi in commercio, facendoli partire sempre dall’Italia. Ecco perché l’attività risulta sconosciuta al fisco italiano sia sul fronte Iva che accise. E proprio perché formalmente sconosciuta allo Stato, la normativa prevede che vengano messi i sigilli all’attività e posti sotto sequestro capannoni, magazzini, macchinari di produzione e merce. L’acquisizione dei flaconi da parte dell’agenzia regionale di protezione ambientale e la successiva analisi di laboratorio sono un passo dovuto, proprio perché i liquidi formalmente non sono tracciati. Come è già stato puntualizzato, i carabinieri e la polizia doganale si sono mossi dietro segnalazione, senza però specificare se di carattere istituzionale o privata.

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Contestazioni quindi legate alla burocrazia, al rispetto delle regole, all’osservanza delle norme formali. Una dimenticanza dovuta alla fretta di trasferire lo stabilimento? Uno sbaglio dovuto ad una eccessiva sicurezza? Un rischio consapevole? Ancora nessuno può dirlo. Spetterà alla Procura stabilire se e come la vicenda avrà seguito. D’altro canto non è da sottovalutare la sicurezza con cui l’avvocato Vittorio Fucci, difensore della società, tenga a ripetere che si tratta di un equivoco che sarà risolto non appena saranno prodotti i documenti richiesti.

Con la chiusura forzata di Svapoweb il settore del fumo elettronico non sarà più lo stesso, sia dal punto di vista dei consumatori che dei commercianti. I consumatori perdono un player fondamentale: il principale fornitore low cost di prodotti per il vaping. La loro spesa sarà indirizzata ora verso qualcun altro. A trarne vantaggio sarà il più veloce e scaltro ad andare ad occupare gli spazi lasciati scoperti da Svapoweb. La speranza è che vinca davvero il più veloce e non colui che riesce a prendere delle scorciatoie.

Anche i negozianti, però, sono parte coinvolta nella vicenda. Nelle ultime settimane gli scontri verbali con Bove avevano raggiunto picchi mai visti. L’accusa: mantenere prezzi al pubblico ad un livello eccessivamente ribassato. Probabilmente qualcuno ha sorriso apprendendo la notizia della vicenda giudiziaria di Svapoweb, non rendendosi conto che però il vaso di Pandora è stato scoperchiato. Non c’è interpretazione fiscale o triangolazione che ormai possa più tenere: i carabinieri hanno ormai scritto nero su bianco che la tassa – intera – è dovuta. Ed ogni violazione o interpretazione personale è perseguibile.

In un settore giovane come quello del fumo elettronico il tempo è compresso. Parlare di strategia a lunga scadenza significa ragionare a cinque mesi, quando comunemente invece vorrebbe dire proiettarsi in avanti di almeno cinque anni. Sulla vicenda di Svapoweb, non si possono fare previsioni, soprattutto conoscendo i tempi della giustizia italiana. Tantomeno ci si deve sentire investiti di chissà quale potere di condanna o di assoluzione. Al giustizialismo da social network preferiamo rispondere con il garantismo della vita quotidiana, col dubbio dell’ignoranza. Leggi e norme, accuse e sentenze, sono pensate e stabilite da uomini. E gli uomini, per loro stessa natura, sono esseri fallibili.

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