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Austria chiude le frontiere anche sul vaping

Regole valide anche per i liquidi senza nicotina. Saranno vietate le vendite on line e la promozione dei prodotti del vaping anche attraverso pagine sui social network, video, articoli giornalistici, blog. Commercio consentito soltanto in negozi specializzati ma col divieto di far testare i prodotti.

di Stefano Caliciuri

Anche l’Austria comincia a discutere di Tpd. Fino ad ora il Parlamento era bloccato in attesa di una sentenza della Corte costituzionale sul divieto di vendita dei prodotti del vaping. Il giudice ha detto che bloccare il commercio di un prodotto è incostituzionale: può essere regolamentato ma non vietato. Eppure il governo sta prendendo un direzione totalmente inversa, quasi a voler cavalcare l’ondata discriminatoria e antilibertaria che in queste settimane sta  caratterizzando la politica austriaca. Certo, il vaping nulla ha a che vedere con la chiusura delle frontiere nazionali, ma simbolicamente il valore e il significato è lo stesso. Chiudere a chi (o cosa) non piace.

austria2Gerald Loacker, deputato del partito liberale Neos, ha anticipato i contenuti della nuova legge di regolamentazione del vaping. Gli austriaci sono intenzionati ad equipare i liquidi con nicotina a quelli senza nicotina, unificando di fatto i prodotti e facendoli rientrare all’interno della legge.
Saranno vietate le vendite on line e la promozione dei prodotti del vaping anche attraverso pagine sui social network, video, articoli giornalistici, blog. Una vera e propria mannaia sul settore, insomma, che però va contro ogni qualsiasi libertà di espressione. Paragonare un’inserzione pubblicitaria ad una notizia lede qualsiasi diritto e dovere di informazione.

La vendita sarà possibile soltanto all’intreno di appositi negozi specializzati. Non potranno però essere aperti i flaconi di liquidi e neppure farli assaggiare ai clienti prima dell’acquisto. Le aziende produttrici o gli importatori dovranno notificare (come nel resto d’Europa) al Ministero della Salute ogni nuovo prodotto da immettere sul mercato. Ovviamente l’obbligo è riservato soltanto per i prodotti non già notificati in qualche altro Paese membro essendo la “schedatura” di valore europeo e non nazionale. Ma come abbiamo visto proprio in questi ultime settimane, all’Austria non importa poi così tanto dell’Europa e delle sue norme.

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