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E’ la nuova frontiera del vaping. L’utilizzo di sigarette elettroniche per la somministrazione della cannabis a uso terapautico è una interessante alternativa ai metodi tradizionali. Lo ha dimostrato uno studio condotto dal dipartimento di medicina legale dell’università di Ginevra, pubblicato sulla rivista Scientific Report. Il risultato è sorprendente: il metodo migliore per somministrare cannabis è la vaporizzazione.
La vaporizzazione consente all’organismo di assumere direttamente il principio attivo in maniera pura e diretta, senza cioè alcun pericolo di “contaminazione” ad esempio con cartine e soprattutto tabacco o, comunque, degli effetti della combustione. Anche in polvere risulta essere meno nocivo rispetto la combustione ma la sostanza impiega più tempo per essere assorbita nell’organismo. Mentre la vaporizzaizone entra nell’organismo attraverso assorbimento nel palato arrivando direttamente nel sangue del paziente, le pastiglie interagiscono invece a livello gastrico.
Il professor Varlet ha spiegato che “a parità di concentrazione di Thc occorrono 100 aspirazioni d’ecig per avere l’equivalente di uno spinello. Ma con una implicazione per l’organismo molto differente. La vaporizzazione trasporta la sostanza attiva in maniera diretta mentre la combustione, oltre a disperderla anche nell’aria, la inquina con le tossicità di cartina e tabacco“.
Il tema del vaping terapeutico è stato affrontato e approfondito nel corso di Vapitay. Domenica 29, a partire dalle ore 12, sul palco centrale si è parlato proprio di questo tema con l’onorevole Rita Bernardini, il professor Riccardo Polosa e il dottor Carlo Ghisalberti. L’associaizone Luca Coscioni ha raccolto le firme per proporre al Parlamento italiano una legge per legalizzare l’uso della cannabis.
