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di Stefano Caliciuri
Accolta dalla corte suprema il ricorso di un negoziante cui era stata imposta la chiusura del punto vendita. Il governo svedese voleva refolamentare le sigarette elettroniche alla stregue di uno strumento medicale e per questo aveva imposto a tutti i venditori la chiusura degli shop. Ma la resistenza di uno di essi ha avuto ragione. In terzo grado di giudizio si è vista riconosciuta la possibilità di vendere le ecigs perché “non sono strumenti medicali“. Secondo la corte svedese, un prodotto è da considerarsi medicale tenendo conto di alcune caratteristiche e di alcuni modi di utilizzo. Prima di tutto la maniera in cui viene utilizzato, quindi dove è distribuito e venduto, la notorietà presso i consumatori e i rischi associati al suo utilizzo. Che un principio attivo sia assorbito dall’organismo attraverso vaporizzazione non è sufficiente a definire “medicale” la ecig. La Corte ha inoltre sottolineato come i pordotti del vaping siano stati sviluppati per “una alternativa ricreativa e più sana rispetto il tabacco tradizionale. I differenti aromi rendono l’utilizzo piacevole e i diversi prodotti non sono venduti con istruzioni particolari su come ridurre le sigarette tradizionali o come abbassare il livello di nicotina assunta“.
Ora il governo svedese dovrà recepire la Tpd come qualunque altro Stato europeo senza poter ulteriormente strangolare il settore rinchiudendolo nel recinto dei medicinali.