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City Fest Roma, analisi di un debutto

di Stefano Caliciuri

Il City Fest di Roma ha chiuso i battenti da tre giorni ma l’onda lunga continua a suscitare reazioni. Oltre cinquemila persone hanno varcato l’ingresso dell’ex Mattatoio di Roma per toccare con mano le migliaia di prodotti in vetrina e guardare negli occhi i professionisti di settore, spesso conosciuti soltanto attraverso una etichetta o una immagine sui social network.
Il City Fest è stato pensato ed organizzato come una grande festa all’aperto per i privati, per i consumatori, per le famiglie. Soprattutto con la speranza di avvicinare chi ancora non conosce la sigaretta elettronica o chi guarda con sospetto il vaping a causa di tanta cattiva informazione. Per questo non c’era solo vaping, ma anche street food e birra e vino e musica e burlesque e artisti di strada… Insomma, tutti elementi che richiamano persone e spingono all’aggregazione, veicolando l’immagine del vaping. generica-atomA differenza del Vapitaly veronese – fiera dedicata al business con momenti destinati agli accordi commerciali tra produttori, distributori e negozianti – al City Fest l’ingresso è stato consentito a tutti, ai minori accompagnati come agli animali, ai vapers così come ai negozianti, senza alcun tipo di registrazione o di biglietto. Non c’era distinzione tra professionista o appassionato, tra neofita o hard vaper: era una festa di tutti per tutti.
Tra gli espositori erano presenti due grandi negozi di Roma posizionati a pochi metri dagli stand di due grandi distributori europei. Tutti potevano vendere a prezzi da fiera. Chi è entrato in possesso di questo o quel liquido a basso costo, si rivolgerà al proprio negoziante per poterlo avere nuovamente. E i prezzi, naturalmente, saranno ben diversi. Il City Fest è un momento straordinario; l’acquisto sotto casa è un fatto ordinario. Ogni volta che qualcuno fa qualcosa attira sempre le critiche di chi vorrebbe ma non può, oppure di chi vorrebbe ma non sa. Ma tant’è…
Al City Fest sono entrati come visitatori anche molti negozianti. Gli stessi negozianti che hanno visto nel City Fest una opportunità. Una opportunità non per esporre e farsi conoscere dal grande pubblico ma per acquistare a prezzi ovviamente ancora più ribassati rispetto quelli proposti ai privati. Ognuno tragga le conclusioni – commerciali, fiscali, opportunistiche – che preferisce. L’unica certezza è che i momenti di aggregazione, di festa e di opportunità sono sempre i benvenuti. Se in meno di un anno l’Italia ha ospitato due fiere ed un City Fest significa che la richiesta e la voglia di esserci e contare è tanta. E’ stato uno sbaglio portare il vaping in piazza? Chissà. Ma è stato uno sbaglio così bello che il vero errore sarebbe stato non commetterlo.

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