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di Barbara Mennitti
Qualcuno sosteneva che il voto dei vapers sarebbe stato fondamentale nel decretare l’esito del referendum sulla permanenza o meno della Gran Bretagna nell’Unione europea. E l’analisi dei flussi del voto immediatamente dopo la consultazione ha aumentato il sospetto che siano stati proprio gli utilizzatori di sigaretta elettronica a dare la spinta definitiva che ha fatto pendere l’ago della bilancia verso la Brexit. Ma questo non è l’unico esempio.
A febbraio Grover Norquist, presidente del think tank Americans fo tax reform dichiarò: “Le prossime elezioni – quelle dello scorso 8 novembre, ndr – saranno decise dalla comunità dei vapers”. L’uscita di Norquist suscitò grande ilarità fra i commentatori e gli osservatori politici, gli stessi che avevano previsto la vittoria schiacciante di Hillary Clinton, dimostrando di capire ben poco del loro Paese. Senza scomporsi, Norquist spiegò: “Il vaping non è un prodotto è un movimento. È una comunità, un movimento politico a sostegno di una comunità che sta cambiando il Paese per molti aspetti positivamente”.
Ride bene chi ride ultimo, si potrebbe dire. A uscire vittorioso dalle urne americane è stato, infatti, il candidato del Partito conservatore Donald Trump. Controverso, pittoresco, fuori dagli schemi della politica, il tycoon era sempre stato considerato come la scelta migliore per i vapers. Se non altro per il suo background da imprenditore e per l’affiliazione politica con un partito che ha sempre avversato l’ingerenza del governo nell’economia, c’è da aspettarsi che il nuovo presidente usi la mano leggera sull’industria del vaping. In realtà non è così strano che in elezioni che si decidono sul filo del rasoio – come è stato sia per il referendum inglese che per le presidenziali americane – un gruppo di single issue voter, che vota compatto solo in base ad un’unica materia, possa davvero essere determinante nel risultato elettorale.
Devono averlo pensato anche i vapers francesi, che sono decisi a gettare il loro peso sul piatto della bilancia delle prossime elezioni presidenziali, in calendario per la primavera del 2017. “Le elezioni sono sempre il momento ideale – scrive Sébastien Béziau – per cercare di allertare, rivendicare e rendersi disponibili per spiegare”. Insomma, è il momento migliore per cercare ascolto presso i politici e per far loro capire quello che i cittadini chiedono. E proprio a questo scopo il sito Vap’you ha creato il Barometro mensile sul vaping e sulla politica, con l’obiettivo di “fornire uno strumento di lettura non violento e di mandare messaggi semplici e leggibili”.
Tutti gli interessati sono chiamati a rispondere a delle domande, ogni mese i risultati saranno pubblicati e commentati e poi si ripartirà da zero per il mese successivo. “Gli operatori del vaping – spiega Béziau – i media e i politici potranno seguire le eventuali evoluzioni e inflessioni che si avranno in funzione di quello che si dice (o non si dice) nella campagna elettorale”. Sarà un modo per dare al mondo del vaping francese la possibilità di spiegarsi, di essere ascoltato e, forse, di far capire le sue ragioni. Nella speranza di essere determinante anche in queste elezioni.
Non è un caso, infine, che il progetto sia stato lanciato proprio il 23 novembre, alla vigilia dell’anniversario di quello che i vapers d’Oltralpe celebrano come un grande successo. Un anno fa, infatti, fu pubblicato l’articolo che gettò le basi per la realizzazione del libro 1000 messaggi per il vaping, consegnato al Ministro della salute Marisol Touraine, ai membri del governo e a tutti i deputati dell’Assemblea nazionale.