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In India si decide il futuro della sigaretta elettronica

A Nuova Delhi si sta svolgendo il Cop7, la conferenza mondiale sul tabacco organizzata dall'Organizzazione mondiale della Sanità. Grigi orizzonti per la sigaretta elettronica, nonostante le pressioni della comunità scientifica e associazioni antitabacco, escluse però dai tavoli di lavoro.

La settima sessione della Conferenza delle Parti (Cop7) è iniziata tra proteste e arresti. Al grido di “Regolare, non strangolare“, circa 600 agricoltori provenienti da Paesi coltivatori di tabacco sono stati arrestati dalla polizia per proteste al di fuori della sede della più grande conferenza mondiale sulle politiche di controllo del tabacco che ospita circa 1500 delegati provenienti da 180 Paesi.
I contadini chiedevano che gli organizzatori della conferenza consentissero loro di partecipare alla riunione in qualità di parti interessate. I contadini hanno definito il Cop7 un processo “non inclusivo e non trasparente“, dichiarando che si tratta un negoziato “antidemocratico“.
Anche le grandi aziende di lavorazione del tabacco, le multinazionali, e i rappresentanti dei consumatori sono stati esclusi dai lavori. Così come la stampa che è costretta dar notizia dei tavoli di lavoro e dei protocolli sottoscritti “fidandosi” dei comunicati stampa redatti a porte chiuse.
Nei prossimi giorni l’assemblea discuterà anche di sigaretta elettronica, considerata come il più moderno strumento di somministrazione di nicotina e che per questo la Conferenza considera alla stregua del tabacco. Nonostante le pressioni della comunità scientifica, la sigaretta elettronica probabilmente non sarà considerata uno strumento di riduzione del danno. Anzi, se le indiscrezioni saranno confermate, il documento conclusivo tratterà la sigaretta elettronica come uno strumento di ingresso al tabagismo e per questo ci saranno indicazioni molto restrittive tra cui l’ipotesi di una imposizione fiscale di base unica a livello globale; per il tabacco tradizionale invece si andrà nella direzione del pacchetto anonimo, monocolore e senza marchi, cui i produttori dovranno attenersi entro cinque anni.

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