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Filo diretto Anafe, Roccatti: “Una tassa sulla nicotina per salvare il vaping”

Umberto Roccatti, vicepresidente Anafe-Confindustria, propone al legislatore di riformare la fiscalità sulla filiera del vaping. E rilancia la proposta di tassare la concentrazione di nicotina contenuta nei liquidi per sigarette elettroniche.

di Umberto Roccatti
vice presidente Anafe-Confindustria

Finché sono premier io, le tasse si abbassano e non si alzano #avanti”. Vorrei partire da questo tweet del Presidente del consiglio Matteo Renzi di alcuni giorni fa per chiedergli: quale miglior occasione, se non la Legge di bilancio 2017, per dare seguito a queste parole e salvare il nostro settore, così fiaccato dalla pressione fiscale? Ma probabilmente si tratta di una questione di volontà politica di non rilanciare un settore che in pochi anni è diventato un’eccellenza in Italia, in Europa, nel mondo. Una scelta che ha messo in serio pericolo il nostro lavoro: prima l’introduzione di una tassa pari al 58,5% sul prezzo di vendita di liquidi e device (dichiarata parzialmente incostituzionale dalla Consulta) e poi l’imposta di consumo, introdotta dal Decreto legislativo “accise” (D.lgs 188/2014) pari a 3,73 euro per 10ml di e-liquid.
Tutto senza neppure elaborare un framework regolamentare in grado di far funzionare le cose e soprattutto di tutelare produttori e importatori dal fenomeno dilagante delle importazioni irregolari che, di fatto, ha indebolito a tal punto il comparto, giovane ma estremamente florido. E non in un momento qualunque, bensì in tempi di netta crisi economica per il nostro Paese. Gli effetti negativi delle scelte del legislatore si sono palesati, rapidamente e inequivocabilmente, sui fatturati delle aziende che, da inizio 2015, hanno mediamente registrato un calo delle vendite del 70%, salvo una ripresa a 2016 inoltrato, con ovvie ripercussioni sull’erario e sulla filiera, composta da oltre 10mila soggetti fra produttori, grossisti e dettaglianti, che ha visto dimezzare il numero di addetti ai lavori.
Volontà politica, dunque? O semplice incompetenza? Incapacità da parte dei decisori di comprendere le peculiarità del prodotto e del funzionamento del relativo mercato, completamente differente da quello del tabacco? Questa mancanza ha certamente generato lacune tecniche nella legge, mai sanate, che hanno portato il settore in un limbo di incertezza che a tutt’oggi resta invariato. La soluzione al problema esiste, la sosteniamo da tempo, ma fino ad oggi non è mai stata presa in considerazione dal decisore politico: una tassa parametrata alla quantità di nicotina contenuta nel liquido, concetto facilmente intuibile ed applicabile perché meno nicotina è presente nel prodotto, minore sarà l’imposta di consumo.
Dal punto di vista sanitario tale imposta rispetterebbe il criterio di prevenzione che “premia” il prodotto meno dannoso (in quanto la nicotina è considerata un ingrediente pericoloso ai sensi del Regolamento CLP), dal punto di vista fiscale la nicotina è agevolmente tracciabile, rendendo il tributo ineludibile e, soprattutto, non evadibile. Non esistono più scuse per rimandare un intervento urgente e necessario come la riforma fiscale della sigaretta elettronica, è solamente questione di volontà. Politica.

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