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Oms sotto attacco: “La sigaretta elettronica non è tabacco: vietato vietarla”

Philip Morris, Fontem Ventures, Japan Tobacco e British American Tobacco unite contro l'Oms: atteggiamento inspiegabilmente ostile nei confronti del vaping.

L’Organizzazione mondiale della Sanità perde tempo, spreca soldi, ha pregiudizi, non sostiene come dovrebbe la salute pubblica. Ad attaccare così pesantemente l’organismo in seno all’Onu non è uno sparuto gruppo di estremisti ma le quattro multinazionali di Big Tobacco: Philip Morris, Japan Tobacco, Fontem Ventures (Imperial Brand), British American Tobacco. E lo hanno fatto attraverso un comunicato dell’UK Vaping Industry Association, l’associazione inglese che riunisce i maggiori produttori di sigarette elettroniche e di liquidi di ricarica.
La missione principale della conferenza COP7 – si legge nel comunicato sottoscritto anche da altre sette nove aziende – è quello di combattere l’uso del tabacco e promuovere la salute pubblica, ma questa riunione segreta ha cominciato ad allungare le mani anche  nel vaping, un’area per la quale non ha invece alcun mandato. Nonostante molti governi, come quello del Regno Unito, considerano il vaping come un potente strumento per smettere di fumare, l’Oms ha dichiarato invece che vietarlo è una valida opzione nelle strategie di riduzione del danno“.
I firmatari auspicano che i governi tengano conto di questa enorme contraddizione e che valutino la possibilità di rivedere i finanziamenti erogati all’Oms: “Come possiamo stare in una posizione in cui le agenzie di salute nazionali, come ad esempio la nostra in Inghilterra, stanno dicendo che vaping è fino al 95 per cento più sicuro del tabacco, ma allo stesso tempo viene annunciato in 15 milioni di sterline il finanziamento extra per l’OMS che sta facendo di tutto per vietare l’ecig?“.
Già come è possibile? Presumiamo, purtroppo, che nessuno avrà interesse a dar risposta.

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