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Oms, chi dopo Margaret Chan? In India è la notte dei lunghi coltelli

L'Organizzazione mondiale della Sanità è ad un punto di svolta. Con il Direttore cinese in scadenza, avanzano le candidature per la successione. Ed il Cop7 è l'ultima occasione di campagna elettorale prima della nomina. In corsa anche l'italiana Bustreo.

di Stefano Caliciuri

Dovrebbe essere l’organismo multilaterale più trasparente e pulito del mondo, invece in questi giorni l’Organizzazione mondiale della sanità sta dimostrando il suo lato peggiore. Anziché trattare la salute pubblica come un fatto di tutti, i 1500 delegati chiusi in conclave stanno discutendo e intrecciando intese in vista della nomina del successore di Margaret Chan, l’attuale direttore generale plenipotenziario sino al prossimo mese di marzo.
plenaria omsIl voto dei vari delegati sulle politiche di controllo del tabacco e sulle nuove regolamentazioni (se va bene) o divieti (l’ipotesi più accreditata) della sigaretta elettronica sarà stabilito in base a precisi contrappesi. Il blocco asiatico si muove compatto sotto la ferrea guida di Chan e traina anche molti Paesi africani, soprattutto quelli del Corno e della zona subsahariana, che hanno nella Cina il maggior (se non l’unico) grade investitore. L’Europa non riesce invece ad ottenere maggioranze qualificate, dovendosi rassegnare ad un marginale ruolo di sparring partner: fino ad oggi è riuscita a schivare la maggior parte dei colpi ma più passano le ore e più è costretta alle corde. Domani si deciderà il futuro della sigaretta elettronica. Sarà bandita dal globo o si andrà verso una ferrea regolamentazione? Subirà una tassazione unica a livello continentale? Difficile fare previsioni anche se la scelta appare essere tra il male assoluto (divieto totale) e il male minore (dure restrizioni e rigida tassazione).
Ma perché così tanto astio nei confronti di uno strumento che gran parte della comunità scientifica internazionale considera come l’unico in grado di contrastare il tabagismo e favorire la salute pubblica? Le teorie complottistiche si sprecano ma probabilmente la soluzione è ben più semplice di quanto si possa immaginare: le delegazioni sono pronte a tutto pur di essere considerate fondamentali per l’elezione del nuovo direttore generale. Tedros Adhanom GhebreyesusLa partita è ristretta a sei nomi. L’etiope Tedros Adhanom Ghebreyesus era il favorito fino a qualche mese fa perchè la rotazione geografica prevedeva che la carica dovesse spettare ad un africano. Ma le regole sono cambiate, anche l’Oms ha dovute cedere all’opinione pubblica che ormai da tempo chiede dirigenti scelti in base alla competenza. Oltretutto mettere alla guida dell’Oms il rappresentante di un Paese che viola qualunque forma di dritto umano e civile apparirebbe quantomeno bizzarro. Non ultimo, ad Adhnon non ha giovato lo scandolo che lo colpì nel 2008 quando era ministro sulla pessima gestione dell’epidemia di colera e la successiva sparizione di alcuni fondi internazionali destinati alla sanità del Paese.
schermata-11-2457704-alle-15-47-28Anche il francese Philippe Douste-Blazy è un ex ministro. Peccato che l’endorsement – non richiesto, peraltro – per Hillary Clinton e il sostegno alla sua Fondazione gli si sia ritorto contro: farlo sedere alla carica più alta dell’Oms significherebbe deteriorare i rapporti con gli Stati Uniti. Sorte quasi analoga per l’inglese David Nabarro. Sostenuto dalla premier Theresa May, incombe su di lui lo spauracchio Brexit. Un Paese che non crede nell’Unione di 28 Stati come potrebbe governare e cordinare l’organismo Onu sulla sanità?
Miklos SzòcskaAnche Ungheria e Pakistan mettono in campo due ex ministri: rispettivamente Miklos Szócska e Sania Nishtar. E’ tra questi due nomi che dovrebbe uscire il prossimo segretario generale dell’Oms, con l’ungherese leggermente avvantaggiato sia per motivi di alternanza continentale che di genere.
schermata-11-2457704-alle-15-41-41Ah, dimenticavamo: in lizza c’è anche un’italiana. Si chiama Flavia Bustreo ed è l’unica non politica della rosa di candidati. E’ Direttore del Dipartimento per la Salute delle famiglie, delle madri e dei bambini. E’ in aspettativa per affrontare la campagna elettorale. E’ alla ricerca dei voti dei Paesi ancor indecisi. Dovrà dunque cercare di convincerli puntando sull’immagine e sulla competenza. Con la speranza che si affidi ad una società di comunicazione diversa da quella che il Dipartimento del Ministero della Salute scelse per gestire la campagna sulla fertilità.

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