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Alla scoperta dei fili per rigenerare le sigarette elettroniche

Ni, Ti, NiFe, SS, FeCr: le sigle dei materiali utilizzati per le resistenze. Le differenti proprietà e capacità consentono di personalizzare atom e nuvola.

Il mondo dei vaporizzatori personali è fatto certamente di estetica, prestazioni e nuvole di vapore sempre più grosse e “grasse”. Tutto però inizia da un filo che viene scaldato.
Attualmente il mercato ne offre di diverse tipologie, identificate con sigle e numeri che a prima vista possono sembrare criptici: Ni200, Ti01, SS, FeCrAl, NiCr, NiFe48. Abbreviazioni che descrivono i diversi materiali di cui è composta la resistenza (coil), cioè l’elemento riscaldante che vaporizza il liquido.
coilNon tutti vanno però bene per ogni stile di svapo: alcuni sono riservati al controllo di temperatura (TC), altri sono adatti se vengono usati in modalità “classica” e solo taluni sono ambivalenti.  E’ il caso di dare qualche spiegazione. Nell’ambito del controllo temperatura troviamo Ni200, Ti01 e NiFe, rispettivamente il nichel, il titanio e il nichel-ferro, indicati per il TC in virtù della loro capacità di aumentare il valore di ohm all’aumentare del calore. Questa proprietà è alla base del controllo di temperatura.
La sigla SS, seguita da un numero, identifica invece l’acciaio inox.  Il più utilizzato è l’SS316L, ma è presente anche il 304 e il 317.  Questa lega può essere usata sia in TC, sia in modalità variwatt, quella cioè in cui si regola solo la potenza.
Se svapare a temperatura controllata non è di nostro interesse, la scelta ricadrà per forza sul kanthal, tecnicamente noto come FeCrAl (lega di ferro, cromo e alluminio), sul nichrome (NiCr) o sull’acciaio appena menzionato. Esistono in commercio anche i fili resistivi “da competizione”: dal punto di vista fisico sono sempre leghe, spesse volte con una buona percentuale di nichel, che scaldandosi rapidamente promettono prestazioni più immediate e intense. dryburn In qualunque caso non è però consigliato effettuare il cosiddetto “dry burn”, un metodo spesso utilizzato per pulire la resistenza nel momento in cui si cambia il cotone. Si tratta, all’atto pratico, di un’accensione a secco, che interessa principalmente il mondo degli atomizzatori rigenerabili. Si porta la resistenza a incandescenza, per bruciare eventuali residui e procedere quindi a una maggiore pulizia. E’ opinione di alcuni medici e chimici, tra cui il professor Kontantinos Farsalinos, che questa operazione rischi di danneggiare la resistenza ed esporre il nostro organismo a sostanze dannose. L’incandescenza crea infatti delle micro fratture nel materiale, indebolendo quindi il filo e dando potenzialmente origine a un rilascio di particelle allergeniche.
claptonOgni materiale presenta caratteristiche proprie che emergono soprattutto durante la fase di rigenerazione della coil. Il Ni200 ad esempio è più malleabile, ma è anche molto allergenico, il titanio ha una buona resa aromatica, ma è più complicato da lavorare, l’acciaio è pratico e atossico, ma rischia di essere poco preciso in controllo temperatura, e così via. In modalità watt il discorso si semplifica poiché kanthal, nichrome e acciaio godono di proprietà simili, per quanto siano presenti differenze anche in questo caso, principalmente nella restituzione aromatica. Le preferenze personali sono, alla fine, quelle che contano maggiormente, ma qualunque scelta si voglia fare, va sempre tenuta presente la destinazione di utilizzo. L’importante è abbinare sempre il giusto filo alla sua esatta modalità di impiego. Utilizzare in variwatt un filo per TC, o usare in controllo temperatura un materiale destinato al power mode, rischia di esporre il consumatore a ossidi e sostanze tossiche che nulla hanno a che vedere con la riduzione del danno, che è poi uno dei principali punti di forza del vapore elettronico.

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