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La Repubblica, quando la sciatteria è peggio della disinformazione

Il quotidiano diretto da Mario Calabresi al centro di una polemica che riguarda la sigaretta elettronica. Ma la pezza è ancora peggiore del danno.

di Stefano Caliciuri
In questi giorni stanno facendo molto discutere le dichiarazioni di Vera da Costa e Silva, del gruppo di controllo del tabacco dell’Oms, intervenuta al congresso internazionale Iaslc sul tumore al polmone di Vienna. “Uno strumento alla pari della sigaretta tradizionale“, viene detto. A leggere tra le righe, però, appare subito evidente che è la nicotina – e la dipendenza da essa – ad essere sotto attacco. Ma non importa: ormai è prassi essere superficiali e semplicistici, quindi è meglio dire che è la sigaretta elettronica che fa male. La sigaretta elettronica in quanto tale: in quanto batteria, in quanto vaporizzatore, in quanto strumento ormai diffuso tra giovani, adulti, fumatori ed ex fumatori.
stampa-cop7L’Organizzazione mondiale della Sanità è una struttura elefantiaca: convegni, seminari, diplomazie, tavoli e pranzi di lavoro, tutto all’insegna della salute pubblica. Quando si muove l’Oms, accorrono centinaia di giornalisti da tutto il mondo. E così è stato anche stavolta. La Repubblica ha riportato le dichiarazioni di Vera da Costa e Silva, titolando sulla pericolosità della sigaretta elettronica. La comunità dei vapers ha gridato al complotto, alla disinformazione, al giornalismo venduto. In pochi hanno posto l’accento sulla gravità della posizione dell’Oms, non nuova ad atteggiamenti di ostracismo nei confronti della trasparenza e dell’informazione (basti pensare al divieto imposto ai giornalisti di accedere al Cop7 lo scorso mese di novembre in India). Purtroppo il fragore di una dichiarazione dell’Oms rimbomba in tutto il mondo. E’ considerata l’istituzione d’eccellenza in materia di salvaguardia della salute pubblica. Per questo motivo è normale che quando accade qualcosa tutti i giornali riportino la notizia. 
antifumoPerò, c’è un però. Così come si è lesti nel pubblicare un comunicato copiato ed incollato, bisognerebbe avere anche l’onestà intellettuale di porsi qualche domanda. Ad esempio: ma stiamo parlando della sigaretta elettronica o dei liquidi? E se i liquidi non hanno nicotina? Non è difficile quindi arrivare ad un’ulteriore conclusione: “Ma il vapore cosa c’entra col fumo”? Sono domande semplici, anche banali, ma che purtroppo in pochi si pongono. Per capirne i motivi è sufficiente sapere come funziona una moderna redazione giornalistica. Decine di giovani seduti davanti un computer con un occhio sempre fisso alle agenzie quotidiane. Il lavoro più divertente che possano fare è scegliere quale parte tagliare se il comunicato è troppo lungo. E’ ormai un lavoro da catena di montaggio: più articoli pubblico sulla pagina online, maggiori visualizzazioni ci saranno, maggiore sarà la mia notorietà. Una volta si puntava alla qualità dell’informazione, oggi è la velocità a far la differenza. Dovremmo avere un occhio di riguardo nei confronti dei colleghi: spesso giovani – ma anche meno giovani -, spesso usciti dall’Università ma senza esperienza sul campo, quella che una volta era fondamentale per avere accesso alla professione. Oggi non ce n’è più bisogno: si è considerati giornalisti se si ha in mano un pezzo di carta. Una volta la carta era lo strumento di lavoro, oggi l’obiettivo da raggiungere.
schermata-12-2457731-alle-15-30-45La colpa, sia chiaro, non è del giovane neolaureato che si ritrova proiettato in una realtà a lui sconosciuta. La colpa è della frenesia con cui oramai si affronta tutto: dalla colazione in piedi al bar, sino al copia-incolla da tastiera. Pubblicare, pubblicare, pubblicare. Bisognerebbe ogni tanto fermarsi a riflettere su quello che si scrive: porsi domande, anche banali. L’Organizzazione mondiale della Sanità non ha scritto le Tavole della Legge, è fatta da uomini e donne, diplomatici, funzionari, ex politici. I ruoli devono sottostare a precise regole di bilanciamento geografico. Se il segretario è asiatico il direttore dovrà essere europeo. Con buona pace della competenza.
schermata-12-2457731-alle-15-30-56Non ce la sentiamo di condannare gli amici, colleghi, di Repubblica. Sappiamo purtroppo che il mondo del giornalismo oggi va così. Copiare, incollare, pubblicare. Copiare, incollare, pubblicare. Senza fine e senza orari. Un consiglio, però, vorremmo darlo: quando vi arrivano le lettere di smentita, verificate almeno il mittente. Il presidente della LiaF (non Lias) si chiama Riccardo Polosa (non Tolosa). La buonafede è giustificabile, l’inesperienza pure. La sciatteria no.
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