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Sigaretta elettronica alla conquista di quella sporca ultima meta

E' la partita più importante, quella definitiva: contrapporsi alle Big Tobacco per portare a casa un risultato favorevole. Si giocherà in Europa e in palio c'è il pacchetto fiscale unitario. L'esito dipenderà da come la squadra organizzerà il pacchetto di mischia e, soprattutto, da chi indosserà la fascia da capitano.

di Stefano Caliciuri

Senza volerlo, l’Organizzazione mondiale della sanità sta facendo un ottimo lavoro sul fronte della discussione sulla sigaretta elettronica. Obbligare i produttori di tabacco all’utilizzo di pacchetti neutri, ovvero senza marchio né colori, e limitare le loro vendite sta spingendo le multinazionali ad impegnarsi sul fronte della ricerca verso l’elettronica. E, di conseguenza, a spingere la penetrazione del device elettronico nel mercato.
petizionePhilip Morris, British American Tobacco, Japan Tobacco e Imperial Brand stanno gradualmente lanciando sul mercato i loro prodotti a rischio ridotto. Il gigante biancorosso ha scelto la strada dei riscaldatori, una via di mezzo tra tabacco tradizionale e fumo elettronico. Le evidenze scientifiche però ne hanno sin da subito smontato le possibilità di diffusione su larga scala: il fumo prodotto è lo stesso delle sigarette tradizionali, anche perché si tratta di un vero e proprio rotolino di tabacco riscaldato da una resistenza elettronica. Imperial Brand, al contrario, ha puntato già da qualche anno sulla sigaretta elettronica. I prodotti entry level, però, potevano incuriosire sino ad un paio di anni fa. Oggi, con la tecnologia sviluppatasi e l’informazione veicolata dai media, i consumatori preferiscono rivolgersi alle rivendite specializzate senza passare dal prodotto base delle tabaccherie. Questo, però, ha fatto sì che anche i tabaccai appassionati di fumo elettronico cercassero prodotti più specifici, che siano liquidi o hardware. Non potranno certamente avere la quantità offerta da un negozio specializzato (e neppure il tempo da dedicare al cliente) ma è pur sempre un nuovo punto di contatto tra un fumatore che ha deciso di smettere e il mondo dell’elettronica.
Nel mondo la sigaretta elettronica non è normata ovunque allo stesso modo. L’Italia è tra i Paesi che sin da subito hanno accettato e regolamentato la sigaretta elettronica, anticipando i tempi del dibattito e affrontando la questione in casa propria. Il fronte normativo è essenzialmente completo e, tutto sommato, il nostro Paese si è limitato ad adottare le previsioni della Direttiva europea sui tabacchi senza aggravarle. Rimane, invece, in sospeso la questione fiscale che pende come una spada di Damocle sul presente e sul futuro delle aziende italiane.
campbellNegli Stati Uniti il dibattito sulla regolamentazione è vivo da circa un anno: la Food and Drugs Administration ha redatto una serie di obblighi in grado di piegare qualsiasi azienda non strutturata, come ad esempio la certificazione obbligatoria di tutti i prodotti immessi in commercio sin dal 2007. Significa non soltanto dover produrre dieci anni di certificazioni arretrate ma soprattutto sostenerne i costi tutti insieme.
In Nuova Zelanda, dove la nicotina e i liquidi che la contengono sono ancora vietati, British American Tobacco ha fatto richiesta di poter inserire il proprio vaporizzatore personale all’interno della lista delgi strumenti medicali in grado di aiutare i pazienti fumetori a smettere. E’ certamente un eccesso, vista l’impossibilità di intraprendere un dialogo istituzionale a tavolino, ma è pur sempre un tentativo di vedersi riconosciuta la possibilità di poter vendere il proprio prodotto. Il rischio, in questo caso, è il connubio tra Big Tobacco e Big Pharma: una coalizione in grado di schiacciare qualsiasi ipotetico interlocutore alternativo.
ecig-genericaL’Unione europea, dopo aver redatto ed emesso la Direttiva di regolamentazione dei prodotti da vaporizzazione, sta invece iniziando il processo legislativo in materia di fiscalità unica. E’ fondamentale che gli stakeholders di settore riescano ad anticipare i tempi del dibattito e delle proposte per non vedersi costretti, a tempo oramai scaduto, ad inseguire o rattoppare le falle. L’incisività di una proposta è direttamente proporzionale alla forza di chi la suggerisce. Per questo è auspicabile che tutti gli interessi del settore del fumo elettronico vengano convogliati su un unico rappresentante. Potrà essere l’associazione unitaria europea, potrà essere una federazione o ancora una unione, l’importante è che sia un soggetto unitario in grado rappresentare il settore. Compito difficile, certo, ma probabilmente è l’unica strada perseguibile per poter sedersi al tavolo ed essere ascoltati. I rappresentanti del fumo elettronico italiano, in virtù dei loro trascorsi e delle loro battaglie, possono diventare i capofila europei, portavoce del settore, ma soprattutto suggeritori di proposte e idee in grado di conquistare la priorità ed imporre il dibattito senza doverlo poi inseguire. L’Italia, insomma, dovrà essere il tallonatore del pacchetto di mischia che porterà il settore alla conquista di questa ultima meta.

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