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Macché guerra, in Siria il problema si chiama tabacco. E se lo dice l’Oms…

Un amaro editoriale di Paolo Mieli evidenzia l'inutilità dell'Oms, l'agenzia dell'Onu che si occupa di sanità, evidenziando la bizzarra priorità scritta in agenda per la Siria.

di Stefano Caliciuri

Ironico ma non troppo; realista ma non abbastanza. L’editoriale di Paolo Mieli apparso sul Corriere della Sera prende di mira l’Organizzazione mondiale della sanità, agenzia delle Nazioni Unite per evidenziarne l’incancrenita inutilità. In uno scenario che vede la Siria devastata da guerra, attentati, ribellioni e invasioni, l’Oms interviene ponendo l’accento sulla pericolosità dello shisha, il vaporizzatore per la marijuana, altrimenti noto come narghilé. “Il fumo del narghilé fa più morti del fumo di sigaretta” aveva detto qualche mese fa la norvegese Elizabeth Hoff, rappresentante dell’Oms a Damasco. Paolo Mieli non gliela perdona, ironizzando sulla quantomeno bizzarra priorità considerando che è inserita in uno scenario di guerra. “L’Organizzazione mondiale della sanità si è sentita in dovere di mettere in guardia i siriani dai rischi del fumo –  scrive Mieli – E ha invitato il governo di Assad a mettere il tabacco per la shisha in pacchetti che spaventino i consumatori. Il viceministro siriano della Sanità, Ahmed Khlefawy, l’ha rassicurata ricordando che il suo Paese è in prima linea nella guerra al tabagismo e che nelle scuole (sempre che ne siano rimaste in piedi, ndr) gli studenti sono e saranno premiati per il miglior tema, poema o disegno sui pericoli del fumo. Almeno una guerra, grazie all’Onu e all’Oms, potremo vincerla in terra siriana: quella alla shisha. Forse”.

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