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“Dove cresce la sigaretta elettronica diminuisce l’uso di tabacco”

Il professor Colin Mendelsohn, professore associato della Scuola di salute pubblica dell’Università del Nuovo Galles del Sud, non ha dubbi: “L’uso regolare della sigaretta elettronica da parte dei non fumatori è raro. Ma la cosa più importante è che nei Paesi dove l’uso dell’ecig è cresciuto fra i giovani, i livelli di consumo di tabacco continuano a diminuire, a volte a tassi da record”.

di Barbara Mennitti

La vita di centinaia di migliaia di fumatori australiani dipende dal futuro della sigaretta elettronica. Il professor Colin Mendelsohn, professore associato della Scuola di salute pubblica dell’Università del Nuovo Galles del Sud, affida il suo appello alle colonne del quotidiano australiano the Daily Telegraph. In Australia il dibattito su come regolamentare le ecig è ancora aperto e proprio qualche giorno fa il Cancer Council del Nuovo Galles del Sud ha chiesto al governo che siano normate come le sigarette tradizionali. Una misura che, se approvata “scoraggerà i fumatori dal passare a questa tecnologia innovativa e potenzialmente salvavita”, scrive l’autore.
Il Cancer Council giustifica la sua richiesta appellandosi al cosiddetto “effetto passerella” per i minori, che dal vaping passerebbero al fumo. Una teoria agitata come uno spauracchio ormai da qualche anno e che non ha mai trovato conferma in alcuno studio, ma è stata anzi più volte smentita. “L’uso regolare della sigaretta elettronica da parte dei non fumatori – ricorda Mendelsohn – è raro. Ma la cosa più importante è che nel Regno Unito, negli Usa e negli altri Paesi dove l’uso dell’ecig è cresciuto fra i giovani, i livelli di consumo di tabacco continuano a diminuire, a volte a tassi da record”.
La cosa che più importa al professore australiano è che “una alternativa più sicura al fumo e che non contiene tabacco”, che ha aiutato milioni di fumatori in tutto il mondo a smettere, non venga presentata ai suoi connazionali come equivalente alla sigaretta. “Un codice pubblicitario adeguato – scrive – serve ad informare i fumatori adulti sull’esistenza di un sostituto più sano al fumo”. Non esiste nessuna giustificazione scientifica neppure per proibire il vaping nelle zone in cui vige il divieto di fumo: “Al contrario del fumo, non vi sono prove che il vapore causi danni a chi lo inala passivamente”. Inoltre, sostiene Mendelsohn, permetterlo dove è proibito fumare potrebbe incoraggiare i fumatori a passare all’elettronica, mentre vietarlo darebbe il messaggio sbagliato che sigaretta e fumo elettronico sono ugualmente dannose. Discorso simile per la proposta di vietare gli aromi negli eliquids: servono a migliorare l’esperienza del vaping e invogliano i fumatori a passare all’elettronica.
In sostanza Colin Mendelsohn – che già in passato aveva difeso l’ecig contro la disinformazione della cattiva stampa – chiede che il Cancer Council del Nuovo Galles del Sud segua le orme del suo omologo britannico, Cancer Research UK: “Un approccio equilibrato verso la sigaretta elettronica che massimizzi il loro potenziale per aiutare i fumatori a smettere, e allo stesso tempo minimizzi il rischio di conseguenze non volute che potrebbero favorire il fumo”. Così molti fumatori australiani potranno finalmente liberarsi di quelle che definisce le “mortali sigarette”.

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