Testata giornalistica destinata agli operatori del settore delle sigarette elettroniche - Registrazione Tribunale di Roma: 234/2015; Registro Operatori della Comunicazione: 29956/2017 - Best Edizioni srls, viale Bruno Buozzi 47, Roma - Partita Iva 14153851002

Sigaretta elettronica, Galgano ribatte a Casero: “Normativa deprimente”

Adriana Galgano presenta interrogazione sulla situazione fiscale del settore del fumo elettronico. Alla non risposta del sottosegretario Casero, ha fatto seguito una dura, quanto realistica, controreplica della parlamentare di Civici e Innovatori.

Ormai è sempre la solita storia. Un parlamentare chiede conto della spropositata pressione fiscale sul vaping e il governo non risponde. Qualunque governo si sia succeduto, purtroppo. Anche l’interpellanza discussa questa mattina presso l’aula della Camera dei Deputati non ha ottenuto evidenza. Eppure la domanda posta dall’onorevole Adriana Galgano (Civici e innovatori) era di semplice comprensione: “Cosa intende fare il Governo per una regolamentazione del mercato delle sigarette elettroniche e della sua tassazione che consentano un maggior utilizzo, al fine di ridurre i danni da fumo e di consentire di ridurre le spese sanitarie legate alle malattie delle persone e migliorare la qualità della vita e la salute della popolazione?“.
La risposta affidata al viceministro all’economia Luigi Casero, invece, ha lasciato un po’ tutti basiti. Anziché delineare gli scenari normativi e fiscali – come sua delega – si è fatto da portavoce del ministero della salute e  ha recitato la Direttiva europea sui tabacchi – la Tpd – leggendo gli articoli che regolamentano la sigaretta elettronica, gli adempimenti previsti per importatori e produttori, etichettature e notifiche. E come se non bastasse ha illustrato il Piano nazionale sanitario e ha citato le posizioni intransigenti dell’Organizzazione mondiale della sanità che reputa la sigaretta elettronica alla pari del tabacco tradizionale. Solo gli ultimi quindici secondi di risposta sono serviti per ricordare che “il pagamento dell’imposta di consumo sui prodotti liquidi da inalazione che non contengono nicotina è stata sospesa con ordinanza del TAR del Lazio e che ha rimesso alla Corte costituzionale la questione di legittimità sulla suindicata norma che sottopone ad un medesimo regime impositivo sia i prodotti liquidi da inalazione contenenti nicotina, sia quelli non contenenti nicotina“.
Ovviamente Adriana Gargano non ha potuto ritenersi soddisfatta della (non) risposta per differenti motivi. “Il primo che vorrei sottolineare – commenta Galgano – e che non mi aspettavo che venissero trattati così estesamente i rischi delle sigarette elettroniche. Le ecig sono entrate nel mercato nel 2003; siamo nel 2017, altri Paesi hanno fatto studi e deciso delle strategie sulla base dei risultati dei loro studi; noi nel 2017 diciamo che non ci sono studi: evidentemente non abbiamo letto quelli internazionali che vengono svolti su protocolli internazionali. Ma soprattutto non ne abbiamo iniziato uno, quando la riduzione del danno da fumo è un importantissimo obiettivo sia a livello mondiale che a livello italiano”.
Poi Galgano ha posto l’accento sulla situazione fiscale. “Siamo in attesa di una ulteriore pronuncia sulla Consulta, perché ovviamente la disciplina fiscale, non secondo noi, non rispetta i principi costituzionali. La disciplina fiscale prevede un’imposta di consumo sui liquidi di inalazione pari al 50 per cento dell’accisa gravante sull’equivalente quantitativo di sigarette, esattamente come ha detto lei; a conti fatti, però, parlando di quanto costa, si tratta di un’imposta di 3,73 euro più IVA per 10 millilitri di liquido da inalazione, che incide per il 50 per cento sul prezzo medio di vendita dei prodotti al pubblico. Un’imposizione così gravosa su sostanze la cui potenziale nocività non è accertata, solo supposta, e in ogni caso imparagonabile a quella dei tabacchi lavorati, ha ottenuto un duplice effetto: quello di deprimere da una parte il mercato, e dall’altra parte anche il gettito, perché era previsto un gettito superiore ai 100 milioni di euro e invece ha superato di poco i 5 milioni. È una normativa che deprime sotto tutti i punti di vista. Carlo Cipolla, lo storico ed economista, l’avrebbe definita una normativa stupida che crea danni ad altri e non provoca vantaggi a nessuno”.
La replica dell’onorevole Galgano si è poi conclusa con un auspicio: “Un milione di fumatori vale circa 1 miliardo e 200 milioni di gettito; un singolo fumatore vale 1.200 euro. Sono veramente cifre imponenti; noi però non possiamo ovviamente fermarci a considerazioni di gettito, perché è vero che i fumatori contribuiscono in maniera rilevante alle nostre manovre economiche, ma è anche vero che contribuiscono in maniera ancor più rilevante alle nostre spese sanitarie. Che la sigaretta elettronica sia meno dannosa di quella tradizionale è intuitivo. Quindi da una parte abbiamo consumo di sigarette normali, tradizionali, un gettito abnorme e una dannosità assolutamente accertata; dall’altra abbiamo delle sigarette elettroniche, che assolutamente sono meno dannose e di cui noi artificialmente deprimiamo il mercato e il gettito. Vi invitiamo a riconsiderare tutta la questione, ma soprattutto invitiamo il ministero della Salute – visto che l’aspetto sanitario è stato trattato in maniera molto approfondita – ad essere veloci nel fare gli studi che diano delle risposte. Sostenere che le sigarette elettroniche abbiano un potenziale di nocività che può essere paragonabile alle sigarette tradizionali, ovviamente, non ha senso alcuno“. Più chiaro di così…

Articoli correlati