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di Barbara Mennitti
A nulla sono serviti gli appelli di professionisti del controllo del tabacco come Ron Borland e Colin Mendelsohn, né le mobilitazioni dei consumatori. La Therapeutic Goods Administration, l’agenzia regolatoria australiana per i prodotti farmaceutici e i dispositivi medici, ha rifiutato di escludere dalla lista dei veleni pericolosi la nicotina in concentrazione pari o inferiore al 3,6 per cento. Questo significa in pratica, come puntualizzato ieri dal regolatore, che i liquidi per sigaretta elettronica contenenti nicotina continueranno ad essere vietati nel Paese dei canguri. La preoccupazione, aggiunge l’agenzia, è che l’ecig possa avere un impatto negativo sul controllo del tabacco, rinormalizzando il fumo. Non si sono fatte attendere le reazioni dei sostenitori del vaping. Alex Wodak, medico e presidente dell’Australian Drug Law Reform Foundation, ha accusato l’agenzia di arroccarsi su posizioni ideologiche. “Ci saranno più decessi e malattie potenzialmente evitabili” ha dichiarato all’Associated Press, chiedendo poi che non sia più la TGA a dover regolamentare quello che è un prodotto di consumo. “È giusto essere aperti e scettici anche sui nuovi sviluppi – è lodevole – ma credo che nessuno possa assennatamente sostenere che le sigarette elettroniche siano lontanamente paragonabili al tabacco in termini di rischio”.
Parole al vetriolo anche da parte del presidente di New Nicotine Alliance Australia, il dottor Attila Danko, che giudica la decisione “uno schiaffo in faccia ai milioni di fumatori australiani che hanno lottato per smettere”. “In sostanza – ha dichiarato al quotidiano the New Daily – la TGA sta dicendo alle centinaia di migliaia di australiani che hanno già smesso di fumare con la sigaretta elettronica: avete smesso nel modo sbagliato, non vi permetteremo di farlo. Però potete andarvi a comprare un pacchetto di sigarette. Non c’è problema”.