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Gli effetti della nicotina sull’attività cerebrale e neurovegetativa

In molti l'hanno definita la "droga perfetta". Dà eccitazione quando si è depressi; rilassa quando si è sotto stress. Ecco come agisce a livello cerebrale e perché rende dipendenti.

psicologa esperta in Nuove dipendenze patologiche & Counseling psicologico

La nicotina è una sostanza alcaloide naturale presente nel tabacco non particolarmente tossica che viene metabolizzata ed eliminata velocente attraverso il fegato. La sua pericolosità sta più nel fatto che genera dipendenza: chi l’aspira, infatti non riesce facilmente a farne a meno e si crea una “stretta” dipendenza fisica. Inoltre ad essere molto tossica e cancerogena è la combustione dei materiali che compongono la sigaretta tradizionale in cui il tabacco è contenuto.
Una volta inalata, la nicotina dopo circa 10 secondi entra in circolo arrivando al cervello. Da qui si attivano funzioni cerebrali legate all’attenzione, alla concentrazione e all’umore, si riduce lo stress e viene favorito il rilassamento. La Nicotina attiva recettori per l’acetilcolina, la stimolazione di questi aumenta il rilascio di numerosi neurotrasmettitori a livello del sistema limbico come adrenalina, dopamina, serotonina, beta-endorfina e vasopressina che danno una “spinta” alla mente e al fisico, dando la sensazione di essere in uno stato di piacevole attivazione cognitiva e fisica.
Dunque la nicotina in una prima fase aumenterebbe le prestazioni psicomotorie e quelle dell’attenzione, inibendo l’appetito, migliorando l’umore e donando una sensazione di benessere. Proprio questo insieme di sensazioni piacevoli porta all’instaurarsi della dipendenza: dopo l’effetto eccitante, infatti, arriva un effetto deprimente, che spinge alla ricerca (craving) e ad accendere di nuovo una sigaretta e spesso porta anche ad aumentare le dosi per mantenere costanti i livelli di nicotina in circolo con la sensazione di piacere e soddisfazione. Ma anche per questo c’è una spiegazione neurochimica: a livello cerebrale, infatti, con l’aumento dell’assuefazione i recettori diventano meno sensibili e più numerosi, portando il fumatore ad aumentare il consumo di sigarette per poter raggiungere lo stesso effetto piacevole. Si stabilisce una “up-regulation”. L’effetto che la nicotina ha sul sul sistema nervoso può dipendere comunque anche dalla situazione personale dal soggetto ad esempio se è stanco, nervoso o eccitato e di buon umore, dalla dose di nicotina aspirata e dalla velocità del fumo.
Un importante studio svolto dal Cnr-Ibfm di Milano-Segrate che è stato presentato al congresso mondiale della Society for Neuroscience tenuto a Washington, mostra gli effetti sulla memoria dell’uomo da parte di questa sostanza, che può trovare utili applicazioni nel trattamento non solo del Parkinson, ma anche delle demenze Alzheimer. La scoperta che questo studio ha portato è che la nicotina è in grado di espandere le capacità della “memoria di lavoro”. I risultati confermano il ruolo cruciale della nicotina nel trattamento dei principali sintomi del Parkinson, come i disturbi della memoria e delle discinesie motorie. Questa potrebbe essere una prospettiva nuova per ”l’utilizzo terapeutico della nicotina”.
Va sottolineato però che la nicotina esiste sotto altre forme come tramite vapore ecig, cerotti o compresse e non necessariamente attraverso il fumo di sigaretta. Va ricordato anche che i danni dovuti alle sostanze cancerogene che si formano per effetto dalla combustione del tabacco sono alla base di tumori e malattie cardiovascolari ben riconosciute. Se la nicotina ha dei benefici e può essere terapeutica per alcune gravi patologie del sistema nervoso, la si potrebbe utilizzare senza dubbio ricorrendo a dispositivi molto più salutari della sigaretta tradizionale bilanciando dosaggi e modalità di somministrazione, in modo da controllare anche in qualche modo l’effetto della dipendenza fisica. Così si potrebbe comprendere anche quanto peso ha la dipendenza psicologica e la dipendenza dal “gesto” nei fumatori di sigaretta tradizionale.

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