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Il futuro? Distinguere il vaping dal fumo e lasciare lavorare il mercato

Julie Gulock (IWF) paventa la possibilità che il 99 per cento delle aziende statunitensi debbano chiudere le produzioni a causa dei vincoli imposti dalla Food and Drug Administration.

di Barbara Mennitti

Le persone fumano per la nicotina ma muoiono per il catrame”. Per presentare un documento sulla sigaretta elettronica, l’Independent Women’s Forum prende in prestito una famosissima affermazione del professor Michael Russel, espressa nel suo studio del 1976 che rappresenta una pietra miliare nel campo della riduzione del danno. Sembrerebbe una cosa lapalissiana eppure nel caso del vaping ci si trova davanti a un esempio di come “l’eccesso di regolamentazione uccide” (questo il titolo del paper). In questo caso, purtroppo, letteralmente.
L’IWF è un’istituzione di ricerca americana indipendente la cui mission è “migliorare la vita degli americani aumentando il numero delle donne che valorizzano il libero mercato e la libertà personale”, con il fine di riportare nel Paese un “governo limitato e costituzionale”. Insomma, donne contro il Big government che non possono che vedere come fumo negli occhi il pesante intervento statale nel comparto del vaping.
E infatti nella pubblicazione curata da Julie Gulock, l’IWF difende a spada tratta le sigarette elettroniche. “Ogni anno – scrive – circa mezzo milione di americani muoiono per malattie collegate al fumo. Curarle costa più di 300 miliardi di dollari all’anno. Convincere i fumatori a smettere è una priorità sanitaria ed economica. Le sigarette elettroniche hanno contribuito a farlo”.
Dopo aver ricordato che circa 9 milioni di americani hanno abbandonato il tabacco per il vaping, il documento spiega perché l’ecig è molto meno dannosa della sigaretta e perché ha funzionato e funziona come mezzo per sconfiggere il tabagismo. “Eppure – continua Gulock – l’accesso a questi prodotti è in pericolo a causa della nuova regolamentazione della FDA, che impone che tutti i prodotti del vaping siano sottoposti a un processo di approvazione retroattivo che costa 400 mila dollari e oltre 500 ore lavoro per ogni singolo prodotto”. Poiché l’industria dell’ecig è formata soprattutto da imprese medio-piccole che producono diversi prodotti, si stima che il 99 per cento di esse scomparirebbe. Un disastro per le aziende, ma anche per i fumatori che si vedrebbero deprivati di “questi vitali, sicuri e utili prodotti” per smettere.
Secondo Julie Gulock, invece, le istituzioni dovrebbero semplicemente riconoscere che “l’innovazione tecnologica privata è riuscita dove il governo e le associazioni statali antifumo hanno fallito: dare ai fumatori uno strumento efficace per smettere di fumare”. Distinguere il vaping dal fumo e lasciare lavorare il mercato, questa in breve è la “ricetta per un governo razionale” dell’Independent Women’s Forum.

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