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Sigarette elettroniche, Partito Democratico chiede chiusura shop italiani online

Tre deputati democratici sostengono un emendamento per oscurare dal web i siti che vendono liquidi con nicotina non notificati senza far distinzione tra italiani e stranieri. Potenzialmente coinvolte decine di aziende e centinaia di negozianti.

Dalla lista degli oltre 7mila emendamenti al vaglio della Commissione Finanze, ne emerge uno che, se ammesso ed approvato, potrà stravolgere l’intero mercato del vaping. A firma degli onorevoli Giovanni Sanga, Simonetta Rubinato e Federico Ginato, tutti di matrice Pd, l’emendamento proposto al vaglio della V Commissione chiede la chiusura di tutti i siti web che vendono liquidi contenenti nicotina per sigarette elettroniche. La proposta non fa distinzione tra siti esteri ed italiani ma intende colpire l’intero mercato online e regolamentare la vendita dei liquidi sottoposti a  Tpd.
L’Agenzia delle dogane e dei monopoli procede alla inibizione dei siti web contenenti:
   a) offerta di prodotti da inalazione senza combustione costituiti da sostanze liquide contenenti nicotina in difetto di autorizzazione;
   b) pubblicità, diretta od indiretta, dei prodotti di cui alla lettera a) e di cui al comma 50;
   c) software relativi a procedure tecniche atte ad eludere l’inibizione dei siti irregolari disposta dall’Agenzia medesima“.
Se passasse questo emendamento dal panorama online italiano scomparirebbero decine e decine di shop, anche quelli riconducibili a negozianti o distributori poiché non potrebbero più dare evidenza ai loro liquidi e ai loro prodotti attraverso gli shop online, o con i banner, e neppure vendere i liquidi se contenenti nicotina. Questi ultimi potranno essere venduti soltanto previa cetezza di ottemperare alle normative prescritte dalla Tpd, ovvero l’avvenuta notifica nei sei mesi precedenti l’immizzione in commercio e la mancanza di molecole non consentite o considerate pericolose. I siti dei grossisti destinati ai negozianti, invece, dovrebbero essere schermati o accessibili soltanto attraverso una registrazione che non consentirà loro però di essere visibili all’esterno dai consumatori.
E’ certamente una boutade per fare rumore, un emendamento scritto male che difficilmente passerà la prima fase di ammissibilità e comunque non vedrà la trascrizione nella legge di bilancio. Ma anche questo è un piccolo tassello che va ad inserirsi nel più complesso quadro degli enormi interessi trasversali toccati dal settore del vaping.

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