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Emendamento Monopolio, Anafe e UniEcig sfondano l’accerchiamento

Le associazioni dei produttori e dei rivenditori scrivono ai protagonisti istituzionali accerchiati da multinazionali del tabacco e gruppi di pressione. Mancini e Panuzzo chiedono un tavolo di concertazione per la riforma del comparto.

Il settore del vaping è nuovamente sotto attacco. Per cancellare il disegno monopolistico auspicato da una frangia di operatori del tabacco e del vaping, le associazioni che curano gli interessi dei produttori (Anafe) e dei rivenditori specializzati (UniEcig) hanno proposto al vice ministro all’economia Casero e ai due senatori firmatari dell'”emendamento Monopolio”, Simona Vicari (Alternativa Popolare) e Pasquale Sollo (Pd) l’apertura di un tavolo di concertazione per riformare il settore del vaping. Scrivere le regole in corso d’opera senza aver mai ascoltato gli attori unici della filiera rappresenterebbe un fatto politicamente grave e contrario a qualsiasi regola di buona prassi democratica.
L’emendamento chiede sic et simpliciter l’ingresso della nicotina liquida nell’elenco dei prodotti sotto monopolio e la chiusura di tutti i siti online, anche italiani. Nei giorni scorsi una rappresentanza di operatori del settore del vaping ha poi tentato di intervenire per rimodulare l’emendamento sotto una nuova formulazione ma mantenendo la volontà monopolistica, così come evidenziato da un rappresentante della società di consulenza Open Gate Italia.
Ma l’ipotesi che viola qualsiasi principio di libero mercato e di concorrenza non soddisfa le altre due associazioni di settore. Massimiliano Mancini (Anafe) e Antonella Panuzzo (UniEcig; in evidente dissenso con Open Gate con cui è stato rescisso formalmente il rapporto) vogliono far luce sulla vicenda e, attraverso una lettera formale indirizzata a Casero, Sollo e Vicari, hanno illustrato come, perché e chi vorrebbe monopolizzare il mercato del vaping. L’attenzione viene rivolta alla normativa che sarebbe stata “predisposta unilateralmente” da alcune multinazionali del tabacco che – si legge nella missiva – aspirano a conquistare le quote del mercato attualmente detenute dalle aziende italiane. Il comparto del vaping in tutte le componenti della filiera produce un fatturato di circa 300 milioni di euro, impiega decine di migliaia di persone, fornisce un capillare servizio indipendente di sostegno alla salute e alla sanità pubblica.
Se l’emendamento venisse sostenuto e approvato, le forze politiche di governo coinvolte nel “colpo di mano” si renderebbero responsabili – in periodo pre-elettorale – di aver ostacolato e depresso una fase di ripresa del mercato italiano e degli investimenti. Molti operatori hanno infatti già programmato l’apertura di nuove attività, spesso ricorrendo anche a finanziamenti. I nefasti effetti anticoncorrenziali creerebbero piccole porzioni di nicchie monopolistiche, sia nella distribuzione che nella vendita. Gli esercizi già presenti sul mercato avrebbero diritto ad esercitare ugualmente l’attività ma non avrebbero la certezza di riuscir a conservare i requisiti non ancora definiti. Sia Anafe che UniEcig hanno chiesto un confronto con il Ministro dell’Economia attraverso l’apertura di un tavolo di concertazione per una vera e propria riforma del settore che assicuri la sostenibilità della filiera e la soddisfazione delle esigenze di bilancio statali.
Massimiliano Mancini (Anafe) esprime totale preoccupazione: “Queste proposte emendative hanno un impatto preoccupate in un settore. La chiusura dei negozi di sigarette elettroniche determinerebbe un impoverimento del nostro sistema Paese e un ritorno all’illegalità. La concentrazione della rivendita di questi prodotti presso le tabaccherie porterebbe a un’ulteriore distorsione del mercato e non tiene conto degli investimenti nei punti di rivendita effettuati negli ultimi anni coerentemente con la normativa esistente. Qualora queste misure restrittive dovessero realizzarsi, con conseguenti effetti negativi non ancora perimetrabili  potrebbero costare allo Stato cospicui indennizzi per la riconversione del business degli attuali esercenti. Lo stop alla vendita nelle farmacie corrisponde, invece, esclusivamente a logiche di profitto a danno della salute dei fumatori. Le farmacie e i negozi che vendono le sigarette elettroniche e i liquidi di ricarica sono luoghi nei quali i fumatori possono avviare un percorso di conversione a prodotti a rischio ridotto. Sono, infatti, a tutti gli effetti centri per la lotta al fumo, che aiutano a smettere di fumare e ad adottare abitudini più sane. La chiusura di questi punti vendita è dannosa e contraria alle politiche di tutela della salute pubblica. Facciamo appello – conclude Mancini – al Governo nelle persone del ministro Padoan, del ministro Lorenzin e del vice ministro Casero perché intervengano tempestivamente scongiurando il sostegno a queste misure ed evitando eventuali riformulazioni dannose per l’industria e per i consumatori”.
Anche Antonella Panuzzo (UniEcig) esprime parole di preoccupazione sul fronte delle attività commerciali. “La rinnovata attenzione del legislatore verso il mondo della sigaretta elettronica desta grande preoccupazione. Si continua, infatti, a perseguire una direzione errata, con provvedimenti – ancora una volta – a detrimento dell’intera filiera ma soprattutto a danno dei negozianti che, con grande fatica, hanno conquistato un piccolo spazio di mercato negli ultimi quattro anni. Ultimamente UniEcig, consapevole di essere stata oggetto di un tentativo di strumentalizzazione per il raggiungimento di obiettivi del tutto contrastanti con la tutela del settore – commenta Antonella Panuzzo – ha inviato una comunicazione ufficiale agli esponenti di Governo interessati alla materia, nonché ai punti di riferimento istituzionale del mondo della sigaretta elettronica, evidenziando come – contrariamente a quanto alcuni hanno voluto far credere – i negozianti siano completamente contrari alle proposte emendative in discussione. Riteniamo, infatti, che l’intero settore e-cig sia meritevole di una più ampia riforma che, passando dal riconoscimento dell’autonomia del settore (che oggi non vede neanche l’esistenza di un codice ATECO) disciplini in maniera organica l’intera materia. Auspichiamo quindi che il Governo e le istituzioni competenti si oppongano, con senso di responsabilità, all’ennesimo tentativo di regolamentare unilateralmente il comparto e che, una volta definite le linee guida fiscali attraverso l’ormai prossimo intervento della Corte Costituzionale, si avvii a tal fine una concertazione che possa coinvolgere tutti gli operatori di settore.

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