Testata giornalistica destinata agli operatori del settore delle sigarette elettroniche - Registrazione Tribunale di Roma: 234/2015; Registro Operatori della Comunicazione: 29956/2017 - Best Edizioni srls, viale Bruno Buozzi 47, Roma - Partita Iva 14153851002

Ricerca ancora inadeguata e parziale. Parola di Etter.

Jean Francois Etter è tra i maggiori ricercatori in materia di fumo elettronico.

Jean Francois Etter è tra i maggiori ricercatori in materia di fumo elettronico. Docente di Salute pubblica presso l’Università di Ginevra, tempo fa diede alle stampe un volume in cui si tracciava la storia della sigaretta elettronica ma soprattutto gli effetti che questa causa nell’organismo. Per sua stessa ammissione i dati non potevano che essere parziali poiché studi scientifici al riguardo ancora non erano stati effettuati, né dalle università tantomeno dai centri di ricerca. Ma, in sostanza, nonostante la parzialità, Etter tra le righe del libro dava una risposta alla domanda di copertina. Ovvero: sì, la sigaretta elettronica fa bene al portafoglio e non fa male alla salute. O meglio, al momento si sa che farebbe meno male alla salute rispetto il fumo di sigaretta. Ogni tanto, quando devo soddisfare qualche curiosità o per rinfrescare la memerio, do una Schermata 05-2457149 alle 15.09.29rilettura soprattutto ai capitoli sulla salute e sulla ricerca scientifica. Sorprende quindi leggere oggi su un quotidiano francese una sua intervista in cui, in sostanza, a distanza di anni, non dice purtroppo nulla di nuovo sul fronte della ricerca. O meglio, dice con rammarico, che ancora non esistono studi scientifici adeguati e quelli che vengono diffusi spesso sono parziali e incompleti. E insiste nel dire che la sigaretta elettronica non è ancora il metodo migliore per smettere di fumare. Sembrerebbe un passo indietro rispetto quanto sosteneva nel libro. Ma poi spiega anche perché. In primo luogo perché non essendo la sigaretta elettronica un farmaco non può essere inserita all’interno delle ricerche ufficiali della scienza medica, dall’altro lato perché i diretti interessati, ovvero i rivenditori, non hanno alcun interesse diretto nel finananziare un’eventuale ricerca. Ovviamente il loro lavoro è vendere, non fare ricerca. E quindi la carenza continua a dilungarsi nel tempo. Come Etter in Francia, in Italia possiamo dire che un analogo impegno a sostegno della sigaretta elettronica è profuso da Riccardo Polosa e da Umberto Veronesi. Almeno in questo siamo superiori alla Francia perché, parafrasando un vecchio spot, “du is meglio che uan”. Qui l’intervista originale di Jean Francois Etter.

Articoli correlati