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Un musicista. Ma anche un poeta. Un cantastorie. Ma anche un narratore. Angelo Branduardi è tra i maestri della musica italiana. “Alla Fiera dell’Est” è certamente il suo brano più popolare, quello che lo ha lanciato nell’Olimpo musicale. Come però dimenticare l’intera colonna sonora di “State buoni se potete”, il film sulla vita di san Filippo Neri, da cui venne inciso l’omonimo album introdotto dalla meravigliosa “Vanità di vanità”? O le romantiche ballate di “Altro e Altrove”, album aperto dalla sempreverde “Laila, Laila”?
Branduardi è un musicista raffinato, poco incline ai fari della ribalta televisiva e forse anche per questo durante le esibizioni dal vivo riesce ad avere sempre una marcia in più. In questi giorni sta preparando le date del tour estivo. Mai banale, mai scontato, neppure nelle scelte e nei gusti personali. Angelo Branduardi è uno svapatore. Si potrebbe definire un “degustatore da meditazione”. Con la sua pipa elettronica svapa con lentezza per assaporare ogni tonalità aromatica del vapore.
Lo immaginiamo in viaggio verso Salò, teatro della sua prossima esibizione, mentre assapora un liquido dalle note speziate ripassando a memoria la scaletta. E poi lo immaginiamo mentre si concentra chiuso in camerino, un’occhiata al violino e una alla sua e-pipe. Magari con accanto un flacone di un tabaccoso affumicato, nero e denso. Però al termine del concerto, sfinito e soddisfatto, è facile pensarlo abbandonato su una poltrona, sorridente, mentre svapa un buon cremoso, dolce e persistente, come d’altronde è anche la sua musica.