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Ecig, lo Stato è assente? Ricercatori italiani si affidano al crowdfunding

di Barbara Mennitti

E’ tra i settori del nostro Paese più bistrattati, poveri e non considerati. Ogni anno in occasione della Finanziaria è sempre la solita storia. Da un lato ci si lamenta perché la ricerca non va avanti, dall’altro ci si scusa perchè lo Stato non ha fondi a sufficienza da destinarvi. E allora può capitare che un gruppo di medici che stanno lavorando ad uno studio sugli effetti della sigaretta elettronica rischi seriamente di dover esser interrotto a tre anni dal termine fissato. I quattordici medici italiani però non si sono persi d’animo: dove lo Stato non vuole, può il privato. Si sono affidati quindi ad alla piattaforma di crowdfunding KickStarter per tentare di raggiungere la cifra che consentirebbe loro di proseguire con le ricerche. Non stiamo parlando di centinaia di migliaia di euro, ma di una somma ben più accessibile: 9.600 euro. Mancano ancora 23 giorni per completare la raccolta fondi. Al momento sono stati raccolti 3.650 euro grazie ai contributi volontari di 28 donatori. Poco più di un terzo del percorso quindi è stato effettuato e i giorni mancanti lasciano ben sperare che si possa arrivare al traguardo. Però c’è bisogno del sostegno di tutti e del passaparola di ognuno abbia a cuore il tema della sigaretta elettronica. Anche se, permetteteci, fa tristezza pensare che uno Stato o una Regione non possa permettersi di sovvenzionare questa ricerca.

Schermata 09-2457273 alle 15.01.18Lamberto Manzoli, professore associato di epidemiologia all’Università di Chieti, è stato l’ideatore della campagna di crowdfunding. “Siamo al terzo anno del primo studio al mondo sulla sicurezza ed efficacia a lungo termine delle sigarette elettroniche – spiega Manzoli – Lo studio è del tutto indipendente e, forse anche per questo, abbiamo avuto difficoltà mai riscontrate prima nel trovare finanziamenti, e abbiamo finanziato i primi due anni con fondi nostri. Lo studio deve raccogliere dati per altri 3 anni, e per finanziarlo abbiamo deciso di provare con il crowdfunding. Sarebbe veramente un peccato – conclude Manzoli – dover chiudere anticipatamente uno studio di questa importanza, che può dare indicazioni affidabili sulla sicurezza delle e-cig”. Nel dettaglio, alla fine dei primi 12 mesi di follow up, il 46,2 per cento dei vapers continuava a fumare solo sigarette elettroniche, il 15,7 per cento aveva smesso totalmente, il 27,5 per cento era ricaduto nel vizio del fumo tradizionale e il 10,6 per cento aveva avuto una recidiva, senza però smettere di svapare. Tra i fumatori tradizionali, il 77,6 per cento proseguiva nelle sue abitudini, appena il 13,7 per cento aveva smesso, il 6,9 per cento aveva smesso ma era passato alle e-cig e l’1,8 per cento aveva cominciato a fumare solo elettronico. Tra i fumatori di entrambi i tipi di sigarette, il 53,5 per cento aveva abbandonato le e-cig ma non le sigarette classiche, il 24,6 per cento continuava a fumare entrambe, l’11,6 per cento aveva smesso del tutto, il 10,3 per cento aveva detto addio soltanto alle e-cig.

Per dare una mano – bastano anche solo pochi euro – è sufficiente collegarsi alla piattaforma di crowdfunding ed effettuare la propria donazione. Un contributo importante per non dover sempre dare la colpa alle cosiddette “lobby del tabacco” ma essere parte integrante e fattiva della divulgazione scientifica e mediatica dei vantaggi (salute e portafoglio) del fumo elettronico.

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