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Gli alcoolici negli Stati Uniti, le scommesse sportive in Italia, la cannabis in quasi tutto il mondo. Tre esempi che dimostrano come il proibizionismo non sia una strategia economica e sociale che possa funzionare. In Argentina il divieto totale colpisce le sigarette elettroniche. Nonostante le pressioni e le intimidazioni dello Stato, sono sempre di più i consumatori che si avvicinano al fumo elettronico.
Clarin, il maggiore quotidiano d’Argentina, pubblica un articolo di denuncia nei confronti di chiunque si rivolge all’estero per acquistare un kit da svapo. L’articolista fa notare come sul mercato nero interno possano essere spesi anche 800 pesos (circa 80 euro) per una ecig base. Costo che si abbatte notevolmente se il consumatore è avvezzo con internet e decide di comprarlo ad esempio negli Stati Uniti ad un costo quattro volte più basso.
Dopo aver posto l’accento sulla pericolosità (sic!) della ecig, il giornalista riporta un paio di testimonianze mediche. Entrambe puntano il dito contro l’ecig supponendo che sia uno strumento ancora più dannoso della sigaretta tradizionale. O, per dir meglio, “visto che si sa poco è bene non rischiare”. Bisognerebbe passar loro le oltre 180 ricerche a sostegno della sigaretta elettronica.
E’ interessante notare come venga ricordato che lo Stato negli anni scorsi ha bannato tre siti che parlavano di sigarette elettroniche e ne davano evidenza in positivo. Tutta questa pressione da parte del governo argentino provoco semplicemente crescente desiderio nell’oggetto ecig, lievitazione dei prezzi e fiorire del mercato nero. Ma probabilmente in Argentina i veri interessi statali sono legati ad un altro tipo di fumo…