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Nasce Miticom: consorzio, lobby, associazione, franchisor

Si propone in alternativa alle associazioni di categoria. Ma è anche un gruppo d’acquisto. E potrà diventare una lobby di pressione. Nato un anno fa è stato reso pubblico soltanto nei giorni scorsi attraverso una comunicazione informale diffusa attraverso i social network. Si chiama Miticom ed è un consorzio nato per salvaguardare gli interessi dei rivenditori associati. Presidente è Duccio Fabiani, coadiuvato dalla vicaria Francesca Torelli.

Il consorzio vuole essere un centro di aggregazione dei rivenditori di sigarette elettronica. Potrà acquistare blocchi di merce e suddividerla tra gli associati, ma anche produrre col proprio marchio sia liquidi che hardware e fornire informazioni tecniche, legali e fiscali, agli associati. E’ proprio su questo aspetto che si pone in contrapposizione con le associazioni di categoria. Perché affiliarsi ad una associazione, Fiesel, Anide o la nascitura neo associazione unitaria, quando all’interno di una sola entità si possono già ottenere tutti i servizi? E’ Fabiani a rispondere al quesito: “Non ci poniamo come alternativa. Ci poniamo come un nuovo interlocutore. Saranno gli associati a decidere se e come richiedere il nostro intervento e contributo “.

Duccio Fabiani
Duccio Fabiani

Sede legale a Pisa, al momento gli associati sono quarantaquattro: ventinove risultano fondatori (il consorzio è nato formalmente l’anno scorso) mentre quindici sono semplici soci (ovvero, senza quote costitutive ma semplicemente con possibilità di accesso annuale ai servizi). La quota per l’anno 2016 non è ancora stata deliberata e dovrebbe essere di 180 euro.

Il Consiglio d’amministrazione presieduto da Duccio Fabiani è anche composto da Francesca Torelli (vicepresidente), Stefano Virtuani, Massimiliano Leone, Massimiliano Federici, Carmine De Martino, Roldano Zappalà e Alessandro Fioravanti. Il voto del presidente vale doppio in caso di parità. Ad oggi non percepiscono alcun gettone di presenza e non si contano dipendenti. “Il prossimo anno, se le cose dovessero mettersi bene, è nostra intenzione assumere due amministrativi, uno per la segreteria e l’altro per la gestione dei conti. Al momento abbiamo un solo consulente esterno, Giordano Pravato, responsabile della propaganda e delle nuove affiliazioni“.

Il consorzio, dunque, oltre fornire servizi e consulenze tecniche, provvederà anche alla fornitura di merce agli associati. “I prezzi vantaggiosi deriveranno dalle richieste: tanti più negozianti si affideranno al Consorzio, tanto più basso potrà essere il prezzo d’acquisto che l’interlocutore, distributore o produttore, ci proporrà. Avremo inoltre una linea a marchio Miticom: produrremo sia liquidi che hardware. Questi ultimi, in particolare, saranno messi in produzione grazie ai brevetti di Massimiliano Luciani, detentore tra l’altro dell’idea dell’atomizzatore a prova di bambino, il cosiddetto atom child proof“.

Tra i soci non fondatori compare anche il nome di Elisabetta Robotti, attuale presidente dell’associazione negozianti Anide. Impegnata attivamente in questi giorni nella costituenda nuova associazione unitaria e di cui si sussurra possa diventarne vice presidente, sempre Duccio Fabiani commenta sul possibile conflitto d’interessi: “Non penso possa esserci sovrapposizione. Ognuno può avere le tessere che vuole, poi però alla prova dei fatti, nel momento del bisogno, può appoggiarsi a chi dà più fiducia o sicurezza“. Il codice etico che ogni socio deve sottoscrivere in fase di adesione rafforza le parole di Fabiani: “Tutti i consorziati non possono e non devono farsi concorrenza sleale, nè dare adito a polemiche sterili o inutili. Il prezzo dei prodotti acquistati attraverso il consorzio, ad esempio, sarà imposto“. Secondo le intenzioni dei fondatori, Miticom potrebbe diventare una catena di negozi in franchising. “Perché no – commenta Fabiani – se tutto andrà bene potremo avere i nostri negozi, i nostri prodotti, i nostri liquidi e i nostri distributori. Molto dipenderà dalla sentenza del 4 novembre quando il Tar si pronuncerà sulla tassa, ma i presupposti ci sono tutti“. Fabiani prevede che con un centinaio di soci il giro d’affari potrebbe aggirarsi attorno i dieci milioni di euro.

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