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Placido Munafò è professore ordinario di architettura tecnica presso l’Università Politecnica delle Marche, coordina un gruppo di ricerca teso all’applicazione di materiali innovativi nelle costruzioni, ha già brevettato quattro progetti e creato una start up a supporto. Ma Placido Munafò è anche un hard vaper, un utilizzatore di device avanzati per fumo elettronico. La sua storia di vaper è cominciata circa quattro anni, quando fu costretto a smettere di fumare. Inizialmente scelse una ciga-like ma, insoddisfatto dalle prestazioni, nel volgere di un mese aveva già ampliato le sue conoscenze e cercato strumenti più evoluti. Rigenerazione, fai da te, mesh, dripping: nel dizionario del cattedratico sono ormai contenute tutte le parole del gergo vaper. Alla ricerca di nuovi orizzonti, Munafò si è imbattuto in qualcosa che ha suscitato il suo interesse: gli isoflavoni contenuti nel kudzu, una pianta rampicante originaria del Giappone.
Gli isoflavoni, in parole povere, riescono a cancellare a livello cerebrale la memoria dei ricettori del piacere derivante da sostanze che causano dipendenza. Sono utilizzati soprattutto per combattere l’alcolismo ma intervengono anche sulla nicotina. Munafò è riuscito a isolare quelli presenti nel kudzu e brevettare una base neutra alternativa a quella contenente nicotina.
“La nicotina – spiega Munafò – genera una dipendenza per la sensazione di piacere che riesce a provocare nel cervello. Ogni boccata di nicotina provoca una reazione piacevole. Per questo motivo il nostro corpo continua a chiederla, vuole continuare a provare piacere. È lo stesso processo per cui, al contrario, il nostro cervello riesce anche a rifiutare una sostanza che invece ha generato disgusto, come ad esempio accade dopo aver abusato di un determinato superalcolico. La domanda che mi sono posto, dunque, è stata: è possibile creare su scala industriale un prodotto che possa sostituire la nicotina e ma non il piacere del vaping? Ho trovato nel kudzu la risposta che cercavo”.
Nulla di nuovo, però. Già da tempo ci sono in commercio liquidi contenenti il kudzu.
“Però già miscelati. O si utilizza l’aroma scelto dall’azienda produttrice oppure non si può inalare il kudzu. Io ho brevettato il liquido base insapore e inodore contenente il principio attivo. In pratica, il vaper potrà acquistare un flacone di base neutra e miscelare a proprio piacimento l’aroma che più lo soddisfa. Ma la più grande novità è un’altra: la produzione di kudzu anche allo stato solido, in polvere, in gel o in grani. Potrà essere diluito in una base secondo la quantità prescelta ma soprattutto potrà essere trasportato in maniera molto comoda. Questo rappresenterebbe anche per le aziende un abbattimento dei costi”.
Si può fare un paragone di dosaggio tra kudzu e nicotina?
“Certo, tutto è possibile. Si potrebbe indicare in etichetta l’equivalenza fra contenuto di kudzu e gradazione di nicotina. Non essendo il kudzu una sostanza pericolosa o tossica la sua concentrazione, per assurdo, potrebbe anche essere del 100 per cento”.
E anche la vendita non sarebbe dunque soggetta a restrizioni.
“Esattamente. I flaconi potrebbero anche essere da 100 ml o da litro; i panetti da etto o da chilogrammo. Oltretutto il brevetto ha ottenuto anche la certificazione sanitaria, quindi si può distribuire e commercializzare anche all’interno delle parafarmacie”.
Gli ex fumatori però nella ecig cercano il cosiddetto colpo in gola. Il kudzu lo garantisce?
“Premesso che buona parte dell’hit è dovuto al glicole propilene, in quest’ultimo periodo stiamo assistendo a un abbassamento del consumo medio di nicotina dovuto agli atomizzatori di seconda generazione e al subohm. Alte percentuali di glicoli abbinati a basse resistenze possono generare lo stesso effetto di colpo in gola. Al contrario, i vaper che svapano a zero non cercano il colpo in gola ma soltanto il piacere del gusto al palato e della soddisfazione dell’aroma. Credo che il vaping in futuro potrà essere essenzialmente questo: un metodo per provare sensazioni di piacere al palato, un po’ come quando assaggiamo un buon piatto e lo mangiamo per piacere e non per fame”.
Qualcuno si è già dimostrato interessato al suo brevetto?
“Sono stato contattato da una tra le più grandi aziende italiane produttrici di liquidi ed abbiamo avviato una trattativa. Si tratta di acquisire un brevetto, poi spetterà all’acquirente stabilire le tecniche di produzione e la catena di distribuzione”.
Quanto costa la materia prima?
“Il prezzo è talmente basso che sinceramente non mi sono posto il problema. A spanne potrei dire circa 90 centesimi di euro ogni 100 millilitri di liquido base. Questo è il costo per un privato, così come l’ho acquistato io. Su scala industriale può costare anche dieci volte meno, faccia lei i conti”.
Anche per il kudzu quindi potrebbero aprirsi nuovi spiragli d’utilizzo nel vaping. Se la sostanza potrà o meno sostituire la nicotina è ancora da vedere. Di certo avrebbe due vantaggi immediati: non dovrebbe sottostare alla regolamentazione della Direttiva europea sui tabacchi e nessuna accisa potrebbe colpirlo.