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di Barbara Mennitti
I produttori cinesi sfidano gli Stati Uniti. Almeno per quanto riguarda la sigaretta elettronica. Sevia Usa, dove l’acronimo sta per Shenzhen Electronic Vaporizer Industry Association, ha infatti deciso di sostenere Right 2 B Smoke Free Coalition nel ricorso contro la legge della Food and Drug Administration che si applica anche al settore delle ecigarette. Sevia è l’associazione che riunisce produttori cinesi del calibro di Aspire, Innokin, Kangertech e Smok, in pratica tutti i pezzi da novanta dell’industria del cosiddetto “hardware del vaping”, e si presume che il loro peso non sarà indifferente.
Senza mezzi termini, Sevia ha definito la nuova regolamentazione pubblicata il 10 maggio scorso “una legge che avrà un impatto drammatico sull’industria e sui consumatori che si affidano a questi prodotti per stare lontani dal tabacco combusto”. Secondo le sue stime, “il quadro regolatorio introdotto dall’agenzia eliminerà il 99% dei produttori di liquidi e di hardware ed eliminerà anche la libertà di scelta dei vapers e di milioni di fumatori ai quali sarà preclusa la possibilità di liberarsi dal vizio mortale del fumo”. Un giudizio molto pesante.
I produttori cinesi esprimono pieno sostegno all’emendamento Cole/Bishop, convinti che il primo passo per salvare l’industria sia proprio spostare in avanti la cosiddetta “grandfather date”, cioè la data a partire dalla quale è necessario richiedere l’autorizzazione per i prodotti, fissata al momento al 15 febbraio 2007. Questo spostamento consentirebbe a molte aziende di rimanere in vita, risparmiando gli altissimi costi per le autorizzazioni. Sevia dichiara, inoltre, che sosterrà le varie organizzazioni come Casaa e Ava (American Vaping Association) per consentire loro di continuare a lottare per i diritti dei consumatori e per l’industria.
Il comunicato si conclude con una chiamata alle armi: “Questo è un invito aperto a tutti i produttori cinesi che vogliono continuare a offrire i loro prodotti sul mercato. Sevia Usa e i suoi membri fondatori si impegnano a offrire le proprie risorse per contrattaccare e chiediamo all’industria di unirsi a noi”. Insomma, i produttori cinesi sono sul piede di guerra, determinati a combattere una legge che giudicano incostituzionale, letale per l’industria e dannosa per la salute pubblica e per la sicurezza del consumatore e chiedono a tutti gli interessati di rimboccarsi le maniche. Perché, concludono, “la battaglia comincia ora, uniti si vince!”.