© Sigmagazine, rivista d'informazione specializzata e destinata ai professionisti del commercio delle sigarette elettroniche e dei liquidi di ricarica - Best edizioni srls, viale Bruno Buozzi 47, Roma - P. Iva 14153851002 - Direttore responsabile: Stefano Caliciuri - Redazione: viale Angelico 78, Roma - Testata giornalistica registrata presso il Tribunale di Roma al numero 234/2015 - Registro Operatori della Comunicazione: 29956/2017
“Quello che davvero ci interessa è dare aiuto, aiutare la gente a liberarsi dal vizio del fumo”. Con queste poche ma efficaci parole Julien Le Vaillant spiega la mission di La vape du coeur, l’associazione di cui è membro fondatore e vice presidente. Nata dalla passione di alcuni vapers francesi, l’associazione ha uno scopo ben preciso. Quello di offrire la possibilità di sottrarsi alla schiavitù del tabacco anche a chi ha mezzi economici troppo scarsi per affrontare la spesa di una sigaretta elettronica. Velocemente in tanti si sono lasciati coinvolgere dall’entusiasmo di Julien, di Hichem Abdel (presidente e fondatore dell’associazione) e dei loro compagni. Produttori, negozianti e vapers mostrano regolarmente la loro solidarietà donando liquidi e hardware all’associazione, che poi li ridistribuisce. Generosità ha consentito a La vape du coeur di raggiungere anche i più sfortunati della società francese, gli invisibili, i senzatetto, quelli che sono condannati a raccogliere “i mozziconi di sigaretta dalla strada per soddisfare il loro bisogno di nicotina”.
Come inizia la storia di La vape du coeur?
Inizia nel 2014 su Facebook. Abbiamo creato un post per fare incontrare persone che si trovavano in difficoltà economiche passeggere e donatori che avevano del materiale e dei liquidi inutilizzati, che potevano aiutare i primi a non ricadere nel vizio del tabacco. Rapidamente il post è stato inondato da commenti e poi le cose sono andate molto velocemente. Abbiamo dovuto creare un gruppo specifico in modo da poter gestire meglio le richieste e le donazioni, più tardi abbiamo fondato un’associazione per dare legittimità alla nostra azione.
Perché avete sentito il bisogno di creare quest’associazione?
Serviva per andare più lontano. L’idea era partita da una richiesta degli utilizzatori, ma abbiamo constatato molto velocemente che esisteva un reale bisogno in questo campo. Partivamo da una constatazione semplice: non sono rari i senzatetto che raccolgono i mozziconi di sigaretta dalla strada per soddisfare il loro bisogno di nicotina. È stato travolgente rendersene conto e ci siamo chiesti: “Se abbiamo i mezzi per evitarlo, dobbiamo restare inattivi?”. Naturalmente abbiamo risposto di no. E allora abbiamo iniziato ad operare in questo senso, siamo andati agli incontri di coloro che vivevano questo tipo di problemi grazie ad associazioni come Notre Dame des Sans-Abris. E intanto continuavamo ad aiutare chi, pur essendo nella miseria, meritava di essere sostenuto.
Cosa fate esattamente e come funziona la vostra associazione?
Oggi operiamo in differenti maniere, molto diverse rispetto agli inizi del nostro movimento. Il primo modo d’agire della nostra associazione è più vicino ai professionisti della salute, tabaccologi, oncologi, medici generici… Tutti coloro che cercano di trovare un’alternativa per i loro pazienti che hanno difficoltà finanziarie e desiderano liberarsi dal vizio del fumo. Ma siamo vicini anche ad associazioni partner e a chi si rivolge a noi e diventa volontariamente un nostro beneficiario.
Come è cambiata l’associazione dall’inizio ad oggi?
È cambiata molto. Dal piccolo movimento poco conosciuto che eravamo, abbiamo raggiunto lo status di associazione riconosciuta dai suoi pari. Siamo fieri di questo riconoscimento da parte di associazioni come Aiduce o FIVape, ma lo siamo soprattutto del crescente riconoscimento da parte dei professionisti della salute e di altri organi che operano nella riduzione dei rischi legati al tabagismo. Per avere i mezzi per agire come vorremmo ci manca solo il riconoscimento dello Stato francese e uno statuto di interesse generale o d’utilità pubblica.
Dove vi procurate le sigarette elettroniche e i liquidi per i vostri assistiti? Ricevete delle donazioni dai produttori?
Questa è la domanda che risponde a tutto il resto. Il vettore principale della nostra evoluzione sono le donazioni, che ci vengono da tutte le parti. A cominciare dai singoli vapers o dai professionisti del settore. Un buon numero di produttori di liquidi è entrato a far parte del nostro movimento e ci fa regolarmente donazioni. Ma non solo loro, anche molti negozianti e naturalmente tanti singoli. Non nascondiamo che non saremmo arrivati dove siamo se tutte queste persone non avessero scelto di darci fiducia. Dobbiamo tutto a loro, non smetteremo mai di ringraziarli e sentiamo la responsabilità di avere il loro sostegno.
Avete anche delle partnership con strutture sanitarie?
Sì e continuano ad aumentare. Anche se al momento non c’è niente di completamente ufficiale o contrattualizzato, collaboriamo per aiutare i loro pazienti nel migliore dei modi. In funzione delle loro possibilità, può accedere che siamo noi a fornire il materiale che loro poi si occupano di fare avere ai loro assistiti, o che noi li mettiamo in comunicazione con chi ha bisogno, fornendo anche un accompagnamento in prima persona. Bisogna capire che in Francia le cliniche private accettano facilmente questo tipo di partnership, mentre i centri ospedalieri sono più difficili da raggiungere. Sono delle grosse macchine amministrative con le quali è molto complicato mettere in atto dei protocolli. Ci rechiamo in questi centri per trovare dei compromessi e dare vita a questo tipo di partnership. A questo fine mi recherò presto al Centro ospedaliero universitario di Montauban e all’inizio di aprile sono stato a quello di Angers, dove sono stato ben accolto e oggi lavoriamo fianco a fianco.
Quante persone avete aiutato fino ad oggi?
I censimenti non sono esattamente la nostra vocazione e non abbiamo dati precisi. Dalla nostra nascita stimiamo di avere aiutato circa 500 persone, certamente sono un po’ di più, ma non serve a niente gonfiare le cifre. Questo dato non tiene conto delle persone da noi sostenute in seno all’associazione Notre Dame des Sans-Abris, nostro partner storico che riforniamo regolarmente di materiale e di liquidi. In quest’associazione i volontari, svapatori essi stessi, distribuiscono autonomamente il materiale ai senza fissa dimora. Quindi i numeri sono certamente più importanti, ma ripeto che questo tipo di contabilità non è la nostra priorità, operiamo soprattutto per fornire aiuto.
E non sapete nemmeno quante di queste persone hanno realmente smesso di fumare?
Non con precisione. Ma i nostri partener e le persone che sosteniamo tornano da noi con regolarità e questo ci permette di fare delle stime più o meno azzeccate. Bisogna tener conto che le persone vengono da noi volontariamente e questo aumenta le possibilità di successo. Al momento stimiamo il nostro tasso di fallimento intorno al 5%, mentre sono circa il 30% quelli che smettono completamente di fumare. I rimanenti diventano “svapo-fumatori” con più o meno successo a seconda di quanto riescono a diminuire il consumo di tabacco. Ma bisogna prendere questi numeri con molta prudenza, alcuni iniziano a fatica ad utilizzare il vaporizzatore e se non sono sufficientemente seguiti la ricaduta non è mai troppo lontana. Bisogna avere pazienza prima di tirare vere conclusioni.
Voi siete vapers?
Sì, certamente. Questo movimento è nato prima di tutto da una passione comune per il vaping e per la comunità che gli gira attorno. D’altronde è la generosità della comunità che l’ha fatta nascere. Ora uno dei membri fondatori dell’associazione e del consiglio, Marie, è non fumatrice, perché per noi è importante avere un punto di vista oggettivo da parte di qualcuno esterno al nostro mondo. Un mezzo per ricordare anche a noi stessi che il vaping non è una pratica innocente e inoffensiva, che deve essere controllata e adattata all’utilizzatore e che non deve essere banalizzata come è accaduto con il tabacco.
Quali sono i progetti per il futuro de La vape di coeur?
I nostri piani sono vasti, ma tutto dipenderà da come ci accoglierà il grande pubblico (prima di tutto i non fumatori) e lo Stato francese. Stiamo per iniziare l’iter per ottenere il riconoscimento di associazione di interesse generale. Se non l’avremo ci vorrà sicuramente molto tempo per crescere, ma se invece l’otterremo non ci sono limiti al nostro desiderio di sviluppo. Cominceremo ad installarci in tutta la Francia e poi, perché no?, in Europa e nel mondo in quei Paesi che sono attirati dalla nostra idea. Ma tutto quello che faremo, sarà per dare aiuto. Aiutare la gente a liberarsi dal fumo, perché questa è la nostra vera lotta.