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Ecig e salute: “In due anni di studio non è emersa pericolosità”

Il professor Lamberto Manzoli è il coordinatore del primo studio sulla sigaretta elettronica a lungo termine. Cominciato due anni fa, si propone di esaminare le abitudini dei consumatori e sulla salute anche per i prossimi cinque anni. "Ci siamo autofinanziati: le aziende di ecig sono piccole e non ci sembrava il caso di chiedere contributi alle aziende del tabacco".

Si tratta del primo studio sulla sigaretta elettronica concepito in un arco di tempo di 5 anni ed è condotto da un team di prestigiosi ricercatori italiani, coordinati dal professor Lamberto Manzoli dell’Università D’annunzio di Chieti. Allo scadere dei primi due anni, Manzoli racconta a Sigmagazine le difficoltà di fare ricerca in questo settore, fra scarsità di fondi, crowdfunding e autofinanziamenti. Ma anche l’orgoglio di essere gli unici al mondo ad avere risultati di così ampio respiro che dimostrano che dopo due anni di utilizzo dell’ecig non si riscontrano problemi rilevanti alla salute.

Cosa vi ha spinto a occuparvi di sigaretta elettronica?
Abbiamo iniziato nel 2013, quando ci siamo resi conto che esistevano pochissimi studi che si occupavano di questo tema. Francamente la cosa ci è sembrata inquietante, visto che l’ecig è utilizzata da milioni di persone in tutto il mondo. Per questo abbiamo deciso di fare uno studio sugli effetti a lungo termine del fumo elettronico. Al momento siamo al secondo anno e prevediamo un follow up di 5 anni, in tutto sono 7 anni di lavoro. La nostra ricerca è l’unica a livello mondiale ad avere dati che vadano oltre i 12 mesi.

Come si spiega questa scarsità di dati scientifici?
mille ricerche 2È triste dirlo, ma se non c’è un forte interesse privato è difficile fare qualcosa. I finanziamenti pubblici latitano e al momento le aziende di sigarette elettroniche sono ancora piccole e anche un investimento di poche migliaia di euro per loro è un costo significativo. Per finanziare il nostro studio avevamo registrato l’interessamento di alcune di esse, ma alla fine non se ne è fatto nulla. Certo, potevamo rivolgerci alle grandi aziende del tabacco, ma non ci è sembrato il caso.

Quindi come vi siete finanziati?
Abbiamo finanziato direttamente lo studio.

Vuol dire che lo avete pagato di tasca vostra?
In gran parte sì, direttamente o attraverso qualche piccolo fondo universitario a noi destinato. Non abbiamo avuto finanziamenti né pubblici né privati. Abbiamo anche lanciato una campagna di raccolta fondi su Kickstarter (di cui Sigmagazine aveva scritto, ndr) ma abbiamo raccolto solo 9mila euro, che per un progetto di ricerca sono pochini. Pensi che solo per i rilevatori di monossido di carbonio abbiamo speso 1800 euro. Purtroppo le piattaforme di crowdfunding non sono una grande risorsa per i progetti di ricerca.

La scarsità di finanziamenti ha avuto un impatto sulla ricerca?
Avevamo in preventivo di monitorare 500 pazienti per ognuno dei tre gruppi presi in esame, invece abbiamo ristretto a 500 fumatori, 250 utilizzatori di sigaretta e elettronica e 250 dual users, cioè quelli che usano sia la sigaretta tradizionale che l’ecig. Si tratta comunque sempre di un buon campione.

Lo studio ha presentato delle problematicità particolari?
È stato molto complicato condurre un unico studio seguendo tre gruppi diversi di pazienti. Un problema è stato rappresentato anche dal fatto che tutti i vapers erano ex fumatori. Questo vuol dire che per riscontrare eventuali effetti positivi del passaggio alla sigaretta elettronica bisognerà aspettare anni. Quando si smette di fumare ne servono almeno due per vedere i primi effetti positivi.

Se la sigaretta elettronica avesse avuto effetti negativi, invece, li avreste riscontrati?
mille ricercheGli effetti negativi si vedono subito e noi non li abbiamo visti. Non è emerso nessun effetto collaterale grave. Al massimo abbiamo riscontrato qualche infiammazione alla gola, cosa del tutto normale se si svapa per 5 o 6 ore di seguito. Eravamo molto curiosi di vedere se le ecig erano davvero pericolose come sono state dipinte dai media. Dopo due anni di ricerca, posso dire che per ora non è così. Per onestà devo anche aggiungere che non si può del tutto escludere che dopo due anni possa insorgere qualche problema.

Si può però dire che la sigaretta elettronica fa meno male di quella tradizionale?
atomizzatoriA rigore di logica sì. Però dalla nostra ricerca, che si avvale anche dei dati dei ricoveri ospedalieri dei pazienti, le patologie fra i tre gruppi non sono apparse molto diverse. Infarti, ictus e tumori non sono stati maggiori nei fumatori. Questo perché i due anni di studio non sono ancora sufficienti per questo tipo di osservazione. Come detto, gli effetti del fumo sono prolungati nel tempo e si estendono anche per un periodo quando si smette di fumare.

Come procederà ora il vostro studio?
Ribadisco che due anni sono pochi per alcuni aspetti, ma anche tanti visto che siamo gli unici ad avere dati su un periodo così lungo e sono numeri importantissimi. Al momento stiamo raccogliendo dati sul terzo anno e speriamo di renderli pubblici in un tempo ragionevole. Poi il nostro studio avrà un follow up al quinto anno e forse all’ottavo.

Ai 24 mesi quali sono i punti fermi della vostra ricerca?
Sono tre. Il primo è che non sono emersi problemi rilevanti legati all’utilizzo della sigaretta elettronica. Il secondo è che chi utilizza esclusivamente l’ecig difficilmente ritorna a fumare. Il terzo, infine, è che i dual users non abbandonano il tabacco più di chi fuma sigarette tradizionali. Anzi, la maggior parte dei dual users nel corso dei due anni ha abbandonato l’ecig ed è tornato a fumare esclusivamente tabacco.

 

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