L'attualità quotidiana sulla sigaretta elettronica

Veronesi: “Sigaretta elettronica strumento di lotta ai tumori”

L'oncologo di fama internazionale è il fiore all'occhiello del comitato scientifico internazionale sulla sigaretta elettronica. In questa intervista esclusiva spiega i motivi della sua scelta e pone le basi per un cambio di prospettiva sulla sigaretta elettronica. Non l'alternativa ad un vizio ma uno strumento potenzialmente vantaggioso per smettere di fumare.

E’ stato annunciato con enfasi e sono molte le aspettative che ruotano attorno ad esso. Il Comitato scientifico internazionale sulla sigaretta elettronica è composto dai maggiori scienziati del mondo impegnati nella ricerca sul fumo elettronico. Fiore all’occhiello del team è certamente Umberto Veronesi, oncologo, fondatore dell’Istituto europeo di oncologia, già ministro alla Salute. Veronesi è tra i pochi luminari a saper coniugare la competenza scientifica con la capacità di divulgazione. Messaggi chiari e puntuali che sanno arrivare a destinazione. Impegnato in una strenua lotta contro il fumo, da tempo è in prima linea nel sostenere le potenzialità della sigaretta elettronica come veicolo per smettere di fumare. Dopo essersi dichiarato – proprio dalle pagine di Sigmagazine – contrario alla tassazione sulle ecig, lo scienziato milanese torna a parlare di sigaretta elettronica e spiega i motivi che lo hanno spinto ad aderire al neonato Comitato scientifico internazionale.

Come è nata l’idea di un Comitato scientifico sulla sigaretta elettronica?
Schermata 07-2457592 alle 10.32.41L’idea non è mia, ma della Liaf, la Lega Italiana anti fumo. Io sono stato invitato a farne parte e ho accettato con entusiasmo perchè credo nelle potenzialità della sigaretta elettronica come strumento di lotta al tumore del polmone e gli altri tumori correlati al tabacco. Il Comitato ha l’obiettivo di promuovere la ricerca scientifica e l’informazione corretta alla popolazione e a chi è delegato a prendere decisioni di salute pubblica.

In particolare, quale sarà il suo ruolo?
Non avrò un ruolo specifico. Il coordinatore è Riccardo Polosa, professore dell’Università di Catania e direttore scientifico della Liaf, nonchè uno dei massimo esperti di sigarette elettroniche.

Negli ultimi anni sono state pubblicate centinaia di ricerche scientifiche sulla sigaretta elettronica. Ce n’è qualcuna che l’ha colpita in particolare, sia in senso positivo che negativo?
Polosa stesso ha condotto uno studio su trecento fumatori non intenzionati a smettere, dimostrando che la sigaretta elettronica è uno strumento efficace per la disassuefazione. L’8,7 per cento dei partecipanti ha abbandonato la sigaretta tradizionale e dopo un anno tre quarti di questo gruppo ha abbandonato anche quella elettronica. Il 10.3 per cento inoltre ha ridotto il consumo di sigarette tradizionali di almeno il 50 per cento. Certo, bisogna vedere nel lungo termine quanti ricadranno nel vizio e quanti no. Tuttavia nessuno strumento di lotta al tabagismo, che io sappia, ha mai ottenuto risultati migliori neppure nel breve periodo, su una popolazione di fumatori che non ha mai manifestato il desiderio di smettere.

Per oltre quarant’anni la comunità medica in generale, e oncologica in particolare, si è impegnata nella lotta contro il fumo ma pare aver fallito. Cosa è mancato?
Schermata 07-2457592 alle 10.29.36Il fumo non è un problema solo oncologico, è una delle maggiori sfide alla salute pubblica. La comunità medico-oncologica può fare la sua parte, ma da sola è destinata a fallire per sempre perchè è indispensabile un’azione dei governi. E’ mancata del tutto, al contrario, una campagna di sensibilizzazione di massa su tutti i mezzi e i luoghi di comunicazione come tv, web, giornali, scuole, palestre, in grado di convincere il fumatore a smettere. Le iniziative contro il fumo sono state lasciate alle forze delle singole associazioni che, pur impegnandosi egregiamente, non possono certo avere l’impatto di un intervento articolato a livello nazionale.

Nel nostro Paese inoltre, con il Monopolio sui Tabacchi , lo Stato guadagna su ogni singolo pacchetto venduto. Come si può immaginare una campagna pubblica antifumo?
In effetti sarebbe un paradosso.

Lei è stato fra i primi a sostenere la sigaretta elettronica come metodo per la lotta al tabagismo. Perché invece una parte della comunità scientifica nutre ancora dubbi e mostra resistenze?
Dovrebbe chiederlo a loro.

Nel Regno Unito la sigaretta elettronica è prescrivibile anche dal sistema sanitario nazionale come strumento per smettere di fumare. Secondo lei è una strada percorribile anche in Italia?
Prima ci vorrebbe una sperimentazione pubblica e dunque un investimento considerevole da parte dello Stato. Ma non vedo grandi probabilità che venga finanziata una ricerca su uno strumento apertamente osteggiato nel nostro Paese.

Dal suo punto di vista, in cosa si distanziano maggiormente le sigarette tradizionali da quelle elettroniche?
Schermata 07-2457592 alle 10.30.59Non è questione di punti di vista. Le sigarette tradizionali contengono tabacco, le elettroniche no. Il tabacco, anzi, per precisione le sostanze che vengono liberate dal tabacco nel processo di combustione, sono altamente cancerogene. Quindi le sigarette tradizionali causano il cancro, mentre le elettroniche non hanno alcuna azione cancerogena.

E hanno invece qualcosa in comune?
La gestualità, essenzialmente. Portare la sigaretta alle labbra, aspirare ed espirare fumo. In pratica l’elettronica mima la gestualità e le sensazioni della tradizionale, ma non causa gli stessi danni, spesso letali, alla salute.

Secondo i dati dell’Iss, nel 2015 sono circa 2 milioni gli italiani che utilizzano la sigaretta elettronica, ovvero il 300 per cento in più rispetto l’anno precedente. Se il trend fosse confermato, cosa significherebbe ai fini della lotta al cancro polmonare?
Sarebbe un’ottima notizia. Come ho spiegato: meno tabacco, meno cancro.

Tempo fa, con cinquanta suoi colleghi, sottoscrisse un appello al fine di non criminalizzare la sigaretta elettronica. E’ ancora attuale quell’appello o chiederebbe altro?
Se si riferisce alla lettera scritta all’Oms, l’appello è sempre valido. Ovviamente si può chiedere di più. Il neonato Comitato scientifico riunisce infatti il nucleo originario dei firmatari di quella lettera, allargato ai nuovi protagonisti della ricerca sulle e-cig.

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