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di Stefano Caliciuri
L’Irlanda dice no ad una eventuale tassa sulle sigarette elettroniche. E’ un prodotto che non rientra in alcuna attuale tabella fiscale e, parimenti, non può essere assimilato al tabacco. Il ministero delle Finanze irlandese ha dunque annunciato che le ipotesi di tassazione al vaglio nei vari Paesi europei – e in discussione anche in seno all’Ue – non saranno considerate come ipotesi attuabili. “Fino a che non ci sarà un’armonizzazione dei prodotti del vaping – dichiarano dal ministero irlandese – non potremo nè stabilire una eventuale accisa tantomeno controllare il flusso di vendita dei prodotti“. In altre parole: finché il vapore non sarà sganciato dalla nomativa del tabacco si andrà incontro a ricorsi, evasioni e impossibilità di controlli. “Ci sono moltissimi modi – commentano sempre dal ministero – per introdurre sul mercato i prodotti del vaping, sarebbe impossibile monitorarli, e tassarli, tutti“.
Il realismo irlandese sinora è l’unica dimostrazione di volontà da parte di una istituzione di sganciare il vaping dal tabacco. In Italia qualcosa pare si stia muovendo attorno il gruppo interparlamentare che ha fatto proprio il suggerimento dei vapers italiani. Ma alle intenzioni devono necessariamente seguire i fatti: l’Irlanda potrebbe essere un ottimo esempio da (in)seguire e replicare.