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Nasce nuova associazione dei consumatori in risposta al Cop7

Anche in risposta alla Conferenza dell'Oms sul tabacco, i vapers indiani hanno formalizzato la nascita della prima associazione a tutela dei loro diritti.

di Beatrice Mauri

Alla fine forse la settima Conferenza delle parti per il controllo del tabacco, organizzata la settimana scorsa in India, qualche risultato l’ha portato. Se non altro in termini di consapevolezza da parte del mondo del vaping, che ha capito che, se vuole sopravvivere, deve difendersi in modo organizzato. È in quest’ottica che il 9 novembre scorso, durante il terzo giorno di lavori del Cop7, è nata AVI, l’associazione dei vapers indiani, presieduta da Vijayendra Bohir. Scopo dell’associazione è “far conoscere le alternative più salutari al fumo di tabacco e di sigaretta e aiutare il governo a prendere decisioni che potrebbero salvar la vita a milioni di fumatori indiani”.
vijayendra-bohirMa la storia dell’associazione ha un retroscena più lungo e, per molti versi, ancora più sconcertante. Lo scorso giugno, infatti, il governo dello Stato indiano del Karnataka decise di proibire la sigaretta elettronica, definendola più pericolosa per la salute del tabacco combusto. Quest’affermazione, spiegavano fonti governative, si basava su ricerche condotte da una Ong che collaborava con il dipartimento della salute. Molti vapers rimasero sconcertati da questa affermazione e inviarono al Ministero della Salute un Rti, acronimo che sta per “Right to information”. In pratica si tratta di una richiesta ufficiale di fonti e informazioni per conoscere i motivi di una decisione governativa. I vapers chiedevano di conoscere i report e gli studi che avevano guidato il governo nella loro decisione e poi domandavano in base a quali criteri non era stato adottato un simile divieto anche per le sigarette di tabacco.
Uno dei vapers ha avuto riscontro dal governo e la risposta lascia davvero interdetti. Perché il sottosegretario che firma il documento annuncia candidamente che “non è disponibile alcun rapporto, studio, ricerca o analisi”. Non va meglio per la seconda domanda, perché “l’informazione richiesta non rientra nell’ambito della legge sugli Rti”. Insomma, non è dato sapere in base a quali informazioni e quali criteri il governo del Karnataka abbia deciso di proibire la sigaretta elettronica, lasciando invece libera circolazione a quelle di tabacco. aviNon scoraggiati da questa risposta e sperando di poter far valere la loro esperienza, i vapers indiani hanno partecipato al Cop7 della scorsa settimana, accorgendosi però ben presto che nessuno era davvero interessato al loro contributo. Anzi, durante la conferenza l’India si è schierata fra le fila dei Paesi che chiedevano il divieto totale dell’ecig, insieme a Nigeria, Kenya e Tailandia.
L’unica cosa che rimaneva da fare era, appunto, fondare un’associazione a tutela dei diritti dei vapers. Il primo atto dell’Avi sarà quello di presentare ricorso all’Alta corte di Bangalore, chiedendo l’abolizione del divieto per le sigarette elettroniche nel Karnataka, invitando tutti i vapers ad una grande manifestazione nella città indiana. La cosa più importante in questo momento è dimostrare che i vapers ci sono, sono organizzati e sono pronti a difendere il loro diritto ad una alternativa al tabacco.

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