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di Stefano Caliciuri
Definirla imbarazzante è dir poco. La campagna di comunicazione anti-tabacco del Dipartimento Salute pubblica della città di Pasadena (California) sta letteralmente scatenando la rivolta tra i sostenitori del vaping come strumento di riduzione del danno. Se i consumatori e le aziende del settore possono “semplicemente” sentirsi presi in giro, i rappresentanti della comunità scientifica si vedono invece calpestare anni di lavoro, ricerche e pubblicazioni.
Il messaggio contiene un’associazione di idee alquanto bizzarra: utilizzare la sigaretta elettronica equivale a seguire il gregge, la massa, non essere in grado di avere un’autonomia di giudizio e di scelta. I vapers sono definiti “stupide pecore”. La realtà è ben diversa. Il vaping è esattamente l’opposto: chi sceglie il vaping contrasta il fumo, chi sceglie il vaping ha scelto di uscire dal gregge, chi ha scelto il vaping non è asservito alle pressioni dei poteri forti – politici ed economici – ed autoconservativi. Le pecore, semmai ce ne fossero, sono tutti coloro che continuano a percorrere la strada già tracciata dal pastore. E del vaping tutto si può dire, tranne che abbia scelto di percorrere una strada già tracciata.
Il Dipartimento di Pasadena ha ottenuto 1,5 milioni di dollari da utilizzare in tre anni per campagne di sensibilizzazione e integrazione delle minoranze etniche. I manifesti antivaping sono stati pagati con quei fondi, con il pretesto che i maggiori utilizzatori di sigarette elettroniche sono gli afro-americani e gli ispanici.