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L’Unione europea vara i piani quinquiennali sulla sigaretta elettronica

Il commissario Andriukaitis risponde all'interrogazione della deputata francese Mélin e avverte: "Nessuna revisione della Tpd almeno sino al 2021, in attesa di ulteriori evidenze scientifiche legate all'uso di questi prodotti".

Il 5 ottobre scorso l’europarlamentare del Front National Joëlle Mélin, medico specializzato francese, aveva presentato un’interrogazione scritta alla Commissione europea sul futuro delle sigarette elettroniche. “Mettere le sigarette elettroniche – che non bruciano né contengono tabacco – nella stessa categoria delle sigarette tradizionali – si legge nell’interrogazione – serve solo a dissuadere i fumatori dallo scegliere alternative meno dannose, il che equivale a contraddire l’obiettivo dichiarato della Commissione di proteggere la salute pubblica”. Mélin richiamava studi della Commissione a favore della non pericolosità dello svapo e ricordava che, secondo i dati di Eurobarometro, il 14% degli utilizzatori di e-cigarette era riuscito a smettere di fumare del tutto, mentre il 21% era riuscito a ridurre il consumo di sigarette. Dunque – chiedeva l’europarlamentare – “la Commissione intende rivedere l’inclusione delle sigarette elettroniche nella Direttiva sul tabacco?
melinLa risposta all’interrogazione è arrivata questa settimana ed è firmata da Vytenis Andriukaitis, il commissario europeo per la salute e la sicurezza alimentare che già in passato si era distinto per la sua avversione alla sigaretta elettronica. E anche questa volta il cardiologo lituano non si smentisce. “Tenendo conto delle caratteristiche – si legge nella risposta – e in particolare del contenuto di nicotina delle sigarette elettroniche, è stato ritenuto appropriato considerarle prodotti legati al tabacco e includerle nella direttiva 2014/40 EU che fissa le regole per i prodotti del tabacco immessi nel mercato dell’Unione europea”. Il commissario lituano difende questa scelta: “Vista la mancanza di evidenze definitive sugli effetti a lungo termine per la salute delle e-cigarette, i loro modelli di utilizzo e il loro potenziale per facilitare la cessazione del fumo, l’Articolo 20 della direttiva adotta un approccio precauzionale verso la loro regolamentazione che mette l’accento sulla sicurezza, la qualità e la protezione del consumatore. Le regole per la sigaretta elettronica permettono comunque al prodotto di essere ampiamente disponibile per i consumatori”. E meno male, si sarebbe tentati di rispondere.
Colti da un accesso di ottimismo si potrebbe persino sottolineare che “l’approccio precauzionale” non impedisce al commissario di riconoscere alla sigaretta elettronica un potenziale come strumento per smettere di fumare – o per non iniziare affatto, diciamo noi. Ma il barlume di speranza viene stroncato sul nascere dalla conclusione dell’intervento, che contiene poi la risposta all’interrogazione di Mélin. “La Commissione – scrive Andriukaitis – non prevede nell’immediato futuro di rivedere la regolamentazione delle sigarette elettroniche nell’ambito della Direttiva 2014/40/EU, le cui previsioni hanno cominciato ad essere applicate il 20 maggio 2016. Continuerà a monitorare gli sviluppo legati all’uso di questi prodotti e produrrà un report nel 2021, come previsto dall’Articolo 28(1) della direttiva”. Ci mancavano solo i piani quinquennali per confermare la non rassicurante somiglianza fra questa Unione ed un’altra sciolta ufficialmente un quarto di secolo fa.

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