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Sigarette elettroniche, Portogallo controcorrente: tassa ridotta del 50%

Mentre l'Italia è in attesa della sentenza della Corte costituzionale, in Europa c'è chi sceglie di favorire il fumo elettronico a svantaggio del tabacco.

In attesa della sentenza della Corte Costiuzionale che dovrà esprimersi sulla legittimità della tassa sui liquidi da inalazione per la sigaretta elettronica, la situazione fiscale italiana è ancora precaria. Se virtualmente è in vigore l’accisa su tutti i liquidi contenenti nicotina, la prassi adottata dalla maggior parte delle aziende produttrici è stata di applicare una tariffa proporzionale al livello di nicotina contenuta nel flacone. La decisione ha seguito la sentenza del Tar e, probabilmente, anticipa quella della Consulta che non dovrebbe lasciare adito a interpretazioni differenti da quelle già adottate l’anno passato: l’unica componente eventualmente tassabile all’interno del processo di produzione del fumo elettronico è la nicotina. Sta al legislatore, dunque, stabilire in che termini e modalità. Probabilmente nulla accadrà sino alla pronuncia.
Intanto, in Europa c’è qualcuno che va controcorrente. E’ il caso del Portogallo che, a fronte di un’estensione del divieto di vaping nei luoghi aperti al pubblico, ha però abbassato l’imposizione fiscale di oltre il 50 per cento.  La tassa passa da 0,618 euro per millilitro a 0,3 euro per millilitro. Significa, cioé, che un flacone da 10 millilitri (dimensione masima prevista dalla Direttiva europei sui tabacchi) sarà tassato di 3 euro. La normativa portoghese non prevede differenze impositive proporzionali alla nicotina contenuta nella ricarica ma la allinea ad un’unica somma. Il governo portoghese, per ovviare al minor introito derivante dalle sigarette elettroniche, ha prò innalzato la tassazione sul tabacco tradizionale. Ogni pacchetto di sigarette, a partire da febbraio, costerà 10 centesimi in più.

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