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La nostra testata si era già occupata dell’argomento, all’indomani della incresciosa “vicenda Quickie”. Come molti ricorderanno, poco più di un anno fa il Ministero della salute richiese la sospensione dalla vendita e la rietichettatura dell’eliquid al sapore di latte e cioccolato. Il problema era, appunto, nell’etichetta che riproduceva fin troppo fedelmente un famoso cioccolato solubile amato dai bambini. La preoccupazione era proprio che potesse essere confuso con il prodotto originale e ingerito accidentalmente.
In quell’occasione ci chiedemmo – e chiedemmo ad alcuni produttori – se fosse giusto, sensato e degno di un settore maturo utilizzare nelle etichette immagini fin troppo suggestive, che inevitabilmente potevano essere fuorvianti per bambini e non solo. I produttori sentiti, sia pure con qualche distinguo, furono tutti d’accordo nel sostenere che bisognava evitare le etichette con immagini troppo allusive o allettanti.
Oggi dal suo blog ritorna sull’argomento il cardiologo Konstantinos Farsalinos, prendendo di mira il mercato americano e quello che non esita a definire “marketing irresponsabile” da parte delle aziende produttrici. Farsalinos porta l’esempio di molti liquidi presenti ad un recente Vapexpo statunitense, le cui etichette riportavano cartoons, grafiche infantili, succhi di frutta, gelati e altro. “Mi chiedo – scrive il medico greco – se c’è qualcuno che pensa che l’uso di cartoni animati e grafiche buffe e il nome di questi prodotti non verrà percepito come un tentativo di promuovere attivamente i prodotti presso i minori”.
Il problema, naturalmente, non riguarda solo gli Stati Uniti, ma lì è molto più pressante che in Europa. Prima di tutto perché riguarda una porzione maggiore di produttori, e poi perché negli Usa il vaping è nell’occhio del ciclone proprio perché si teme che possa “corrompere” i minori. Proprio su queste basi si fonda il pesante attacco lanciato da un rapporto di alcuni mesi fa del Surgeon General e molte recenti ricerche anti vaping. E sebbene si tratti di numeri spesso esagerati, commenta Farsalinos, non ci sono dubbi che al momento negli Stati Uniti la situazione sia molto negativa per le sigarette elettroniche.
“Ci si aspetterebbe – continua – che un’industria intelligente prendesse delle misure per minimizzare la pubblicità negativa, producesse prodotti di ottima qualità, riducesse al minimo l’attrattiva per i minori, adottasse il divieto di vendita agli stessi, facendo di tutto per creare l’immagine di un’industria seria e responsabile”. Come è successo in Europa, dove molti produttori, per esempio, hanno adottato le chiusure anti-bambino ben prima che fossero obbligatorie per legge. Anche se alcuni esempi di “marketing irresponsabile” si possono facilmente rintracciare nelle produzioni europee e, purtroppo, anche italiane.
Farsalinos, allora, usa la mano pesante e chiede che sia tutto il settore – aziende produttrici, rivenditori e consumatori – a isolare ed espellere questi produttori, prima ancora che se ne occupi il legislatore. Perché, conclude, “queste tattiche di marketing insensate non danneggeranno solo la parte sana dell’industria, ma anche – cosa molto più importante – i fumatori e i vapers, perché il risultato sarà inevitabilmente una limitazione dei gusti e degli aromi disponibili”.
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