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Nuovi simboli di sicurezza a partire dal primo giugno. I nuovi standard sono stati approvati con un regolamento della Commissione europea nel 2010, poi recepiti da decreto nazionale due anni dopo e tra un paio di mesi effettivamente in vigore. I tempi cuscinetto, come già per la Tpd, è servito per dare tempo alle aziende di adeguarsi. Il primo cambiamento riguarda il colore: i nuovi simboli avranno uno sfondo bianco e non più arancio. La forma non sarà più quadrata ma romboidale con cornice rossa. Alcune lievi differenze anche nei disegni. Il teschio, ad esempio, sarà più inquietante (gli è stato tolto il sorriso) mentre la croce di “irritante” sarà sostituita dal punto esclamativo. Il teschio, solo per dirne una, non sorride più.
Oltre il primo giugno, quindi, anche tutti i prodotti del vaping dovranno essere riparametrati con le nuove indicazioni in etichetta. A prescindere dal comparto di appartenenza, i rivenditori che hanno acquistato i prodotti che ancora recano i vecchi simboli saranno obbligati per legge a toglierli dal mercato e smaltirli entro il 30 maggio, a meno di non volere rischiare multe salatissime che vanno da un minimo di 20 mila ad un massimo di 35 mila euro. “Un danno economico considerevole – sostiene Fabio Manara, presidente di Compag – trattandosi di beni ancora commerciabili e difficilmente deperibili, a differenza del cibo“. Le norme lasciano pochissimo spazio di manovra ai rivenditori. Non è possibile attaccare un semplice adesivo sopra il vecchio pittogramma. Questo, invece, è consentito ai produttori in fase di immissione sul mercato, ma non ai negozianti per la merce già sugli scaffali. Sempre Manara commenta: “In casi come questi dovrebbe prevalere il buonsenso. I rivenditori dovrebbero aver facoltà di applicare una nuova etichetta, senza buttare via l’intero prodotto. Così invece finirà in discarica: un doppio danno, economico e ambientale“. Si ricorda inoltre che, secondo il regolamento, in caso di presenza di un simbolo più restrittivo rispetto quanto dettato dalla normativa (ad esempio il divieto di vendita ai minori) vale quanto riportato in etichetta.