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Non diffondere notizie basate su risultati improvvisati e inattendibili

Il professor Tirelli, oncologo, prende posizione contro lo studio diffuso dai ricercatori dell'Università di Bologna. "Occorre un organismo di controllo internazionale che certifichi il corretto procedimento delle analisi scientifiche e di laboratorio".

Quindi in Inghilterra un milione e mezzo di svapatori starebbero avvelenandosi con il beneplacito delle autorità sanitarie?”. Con questo commento sarcastico il professor Umberto Tirelli, oncologo dell’Istituto Nazionale Tumori di Aviano e membro del Comitato Scientifico Internazionale per la ricerca sulla sigaretta elettronica di LIAF, riferendosi ai dati di un sondaggio appena pubblicato da ASH (Action on Smoking and Health), ha così commentato la ricerca diffusa ieri dall’Alma Mater Studiorum di Bologna. Come avevamo evidenziato non appena la ricerca è salita agli onori delle cronache, il procedimento utilizzato dallo staff bolognese è del tutto inattendibile, in quanto non riproduce la realtà ma rappresenta condizioni di utilizzo inverosimili.
Il sondaggio di ASH mostra che oltre il 50 per cento dei 2.9 milioni di svapatori inglesi ha smesso di fumare completamente grazie all’utilizzo di uno strumento il cui danno è stato già centinaia di volte certificato come nettamente inferiore a quello delle sigarette convenzionali. “Una rivoluzione in termini di migliorata salute pubblica che, invece, secondo lo studio italiano sarebbe un inversione di marcia” ha spiegato Tirelli.
I ricercatori bolognesi avrebbero dimostrato in ratti da laboratorio che la esposizione ai vapori di sigaretta elettronica potrebbero causare seri danni al DNA quindi rappresentare un rischio cancerogeno. Gli studi effettuati sui modelli animali, come già rivelato più volte, per le caratteristiche stesse dei campioni esaminati e per le reazioni differenti rispetto a quelle degli umani hanno più volte dimostrato dati falsati rispetto alla realtà.
In particolare – ha spiegato Tirelli – sarebbe indispensabile nello studio in questione un gruppo di controllo costituito da ratti che venissero esposti alle sostanze chimiche emesse dalle sigarette convenzionali. Inoltre, sarebbe necessario verificare se l’esposizione ai vapori di sigaretta elettronica, sia per durata che per quantità, fosse comparabile a quanto avviene nell’uomo. E’ arrivato il momento – ha aggiunto l’oncologo – di introdurre nel settore di ricerca delle e-cig un gruppo di controllo internazionale che certifichi e verifichi il corretto procedimento delle analisi condotte nei laboratori, e nello specifico sugli animali. Non possiamo continuare a diffondere notizie basate su risultati improvvisati e non validati da chi verifica se avviene una riduzione del danno. Questo è infatti l’obiettivo delle e-cig, non l’assenza assoluta di danno. La diffusione delle elettroniche, come già avvenuto in Inghilterra, potrebbe aiutare a far smettere di fumare milioni di tabagisti in tutto il mondo. E’ ovvio che sarebbe meglio smettere completamente di fumare ma la dipendenza dalla nicotina è tale che molti fumatori non riescono a farlo, mentre l’utilizzo delle sigarette elettroniche (che mantengono la gestualità ed il possibile utilizzo di nicotina) rappresenta una risposta efficace nell’ottica della riduzione del danno che un Paese evoluto come l’Inghilterra ha già adottato da tempo”.

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