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Farsalinos, la sigaretta elettronica non provoca cancro alla vescica

Il medico greco spiega tutti gli errori metodologici che rendono inattendibilie la ricerca presentata al meeting dell'associazione degli urologi americani.

Un nuovo allarme sugli effetti della sigaretta elettronica è partito da una conferenza stampa del Meeting annuale dell’American Urological Association per propagarsi rapidamente sui mezzi d’informazione. Secondo uno studio condotto da Sam S. Chang del Vanderbilt Ingram Cancer Center il vaping potrebbe aumentare il potenziale rischio di sviluppare il cancro alla vescica. Se l’associazione fra uso della sigaretta elettronica e cancro alla vescica fosse confermata, si tratterebbe certo di una notizia preoccupante e per avere un parere medico ci siamo rivolti ai commenti di Konstantinos Farsalinos dell’Università di Patrasso. Il cardiologo greco è molto critico sull’annuncio dell’Aua e spiega prima di tutto che si tratta di affermazioni basate sull’abstract di una conferenza e non su uno studio pubblicato. E soprattutto – continua – l’abstract non ha misurato l’associazione fra l’uso della sigaretta elettronica e il cancro alla vescica, ma ha valutato le sostanze chimiche collegate alla patologia nelle urine di 13 utilizzatori di ecig e 10 non fumatori. Nei primi sono stati riscontrati livelli più alti delle ammine o-toludina e di 2-naftilammina. Ma Farsalinos evidenzia dei problemi che potrebbero invalidare le conclusioni di questo abstract: il campione era molto ristretto; non è stato verificato che gli utilizzatori di e-cig avessero smesso di fumare né sono stati inclusi dei controlli del fumo come termine di paragone; non si sa se e come questi composti si formino nell’aerosol della sigaretta elettronica e, infine, i biomarker misurati non sono definiti come derivati dall’esposizione al fumo. Insomma, queste sostanze possono derivare da esposizioni ambientali e studi ne hanno riscontrato livelli simili nelle urine di fumatori e non fumatori. “Ecco perché – conclude Farsalinos – questi biomarker non sono specifici dell’esposizione al fumo e non sono normalmente usati come misura dell’esposizione alle sostanze tossiche delle sigarette”. Naturalmente, conclude il medico greco, è necessario verificare la presenza di queste sostanze chimiche nel vapore sprigionato dalle sigarette elettroniche. Ma sarebbe anche auspicabile, aggiungiamo noi, che prima di lanciare allarmi medici e ricercatori avessero elementi certi.

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