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Eurobarometro 2017, il 14% dei fumatori europei sceglie l’ecig

La popolazione europea che ha "almeno provato" la sigaretta elettronica è salita di tre punti percentuali rispetto il 2014, passando dal 12 al 15 per cento. I consumatori abituali invece restano praticamente stabili (2 per cento).

di Stefano Caliciuri

In occasione della Giornata mondiale senza tabacco, la Commissione europea ha diffuso i dati sulla sigaretta elettronica contenuti nell’Eurobarometro 2017. L’ultima edizione era stata pubblica nel 2014, quindi i termini di confronto sono con quello di tre anni fa. Rispetto ad allora, la popolazione europea che ha “almeno provato” la sigaretta elettronica è salita di tre punti percentuali, passando dal 12 al 15 per cento. I consumatori abituali invece restano praticamente stabili (2 per cento). Con il 5 per cento è il Regno Unito a guidare la classifica dei Paesi dove l’ecig è più utilizzata; seguono Belgio e Francia (4 per cento).
Oltre un intervistato su due (il 55 per cento) sostiene che la sigaretta elettronica sia nociva. Una percentuale aumentata di tre punti rispetto il 2014. Questo significa che, nonostante una maggiore informazione, ancora non riesce a passare il messaggio che la sigaretta elettronica sia meno dannosa del fumo tradizionale. Ma, mentre in Francia e in Belgio lo pensa il 62 per cento della popolazione e il 50 per cento in Gran Bretagna, in Italia soltanto un cittadino su tre reputa l’ecig dannosa e tossica per la salute.
Il 61 per cento tra coloro che hanno iniziato a svapare lo ha fatto per diminuire il consumo di tabacco, il 31 per cento perché pensa sia meno nociva, il 25 per cento per motivi economici.
Ma quanti hanno smesso totalmente di fumare grazie alla sigaretta elettronica? Secondo la rilevazione, il 14 per cento dei fumatori europei. La metà degli intervistati ha inoltre affermato di aver visto almeno una volta pubblicità positiva nei confronti del vaping.
Fanno riflettere, infine, le proposte emerse per il futuro: un buon numero di europei è favorevole all’introduzione dei “pacchetti neutri” per i liquidi di ricarica (46 per cento); al divieto di affissioni sulle vetrine dei negozi (56 per cento) e al divieto di utilizzo di aromi (40 per cento).

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