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È Colin Mendelsohn, il professore associato della Scuola di salute pubblica dell’Università del Nuovo Galles del Sud ed esperto del trattamento del tabagismo, a replicare ad un nuovo studio sulla sigaretta elettronica che, nanche a dirlo, ha guadagnato ampio spazio nei media. L’accademico australiano è un forte sostenitore del vaping come strumento di contrasto al fumo ed ha portato avanti in prima persona la battaglia per legalizzare i liquidi alla nicotina, attualmente non consentiti in Australia (ed è di oggi la notizia che il Senato australiano ha rifiutato una proposta di legge in questo senso, ndr). Mendelsohn non è neanche nuovo ad aspre critiche ai mezzi d’informazione per la facilità con cui diffondono notizie allarmistiche. “I titoli sensazionalistici e fuorvianti – scrive – costano vite umane”.
E questo tipo di notizia abbiamo visto rimbalzare in questi giorni sui media grazie a un piccolo studio presentato a Milano al congresso della European Respiratory Society e condotto dal dottore svedese Magnus Lundbäck del Karoliska Institute di Stoccolma. La ricerca ha osservato 15 volontari in salute e ha riscontrato che quando questi utilizzavano la sigaretta elettronica con la nicotina si registravano temporaneamente un aumento di pressione e del battito cardiaco e un irrigidimento dell’aorta. Da qui ai titoli sul rischio di infarto il passo è stato brevissimo.
Eppure, sottolinea Mendelsohn, si tratta di uno studio nemmeno ancora pubblicato o sottoposto a peer-reviwing, elemento che già dovrebbe indurre alla cautela. Ma c’è di più: questa ricerca non fa che descrivere i ben noti effetti della nicotina sul sistema cardiovascolare, indotti anche – specifica il professore – da prodotti sostitutivi come gomme e cerotti e, naturalmente, dal fumo. “Le stesse alterazioni – continua – si verificano dopo aver bevuto un caffè, aver fatto esercizio fisico o in caso di stress. Non vi sono prove che queste alterazioni temporanee causino malattie cardiovascolari e di certo non lo dimostra questo studio”.
L’accademico australiano sottolinea anche come nello studio di Lundbäck non si tenga conto che la sigaretta elettronica è utilizzata quasi esclusivamente da fumatori ed ex fumatori e che il vaping è di gan lunga meno dannoso del fumo, “probabilmente – scrive – del 95 per cento, come sostenuto dal Royal College of Physicians e da Public Health England”. Mendelsohn conclude con un ammonimento: “Isolare un piccolo rischio temporaneo e parlare di seri effetti a lungo termine non provati, senza fare alcun riferimento al rischio molto più grande rappresentato dal fumo, è altamente fuorviante e irresponsabile. Questo comportamento da parte di scienziati e giornalisti è dannoso per la salute pubblica e costerà la vita a molti fumatori”.