Testata giornalistica destinata agli operatori del settore delle sigarette elettroniche - Registrazione Tribunale di Roma: 234/2015; Registro Operatori della Comunicazione: 29956/2017 - Best Edizioni srls, viale Bruno Buozzi 47, Roma - Partita Iva 14153851002

Brand contraffatti, le grandi aziende passano alle vie di fatto

L'illecito ha inoltre due aggravanti: lesione della buonafede del consumatore e riproduzione di cibo o bevande attraenti in etichetta. Il reato può essere punito d'ufficio in seguito a normale controllo.

La Wrigley, azienda produttrice delle gomme da masticare più diffuse negli Usa, è decisa a portare fino in fondo la battaglia a tutela del suo marchio, contro chiunque ne faccia un uso improprio e non autorizzato. Dopo aver fatto causa a Chi-Town Vapers, rea di commercializzare due liquidi che nella confezione, nella grafica e nel nome, richiamavano fin troppo le gomme Juicy Fruit e Doublemint, un’altra azienda dello svapo finisce nel mirino della compagnia di Chicago, proprietà della Mars. Si tratta di VapeFab, anch’essa accusata di aver plagiato il marchio Wrigley.
Purtroppo non si tratta di un caso isolato. A chiunque frequenti il mondo del vaping sarà capitato di imbattersi in liquidi che riproducono marchi e immagini di prodotti di largo consumo. Dalla Nutella al Kinder Bueno, dal Ferrero Rocher al Tic Tac, dai Chupa Chups ai Biscotti Plasmon, dagli Oreo al KitKat, dal Nesquik alle M&M’S al panettone Bauli – solo per fare qualche esempio – non c’è dolce noto che qualche produttore disinvolto non abbia deciso di convertire in liquido da svapare, convinto che basti cambiare qualche lettera nel nome e modificare impercettibilmente la grafica per mettersi al riparo da conseguenze legali.
Ma ormai molti grandi marchi, fra cui Ferrero e Perfetti Van Melle, hanno perso la pazienza e dato mandato ai legali di tutelare il proprio marchio tanto che nei giorni scorsi sarebbero già avvenuti i primi sequestri in alcune rivendite. E se le aziende decidono di fare sul serio, saranno dolori per molti, visto che le sanzioni non ricadono esclusivamente sul produttore del liquido che abusa un marchio, ma anche sui distributori e – appunto – sui rivenditori. C’è di più. Come spiega l’avvocato Andrea De Mauro Paternò Castello in un approfondimento sul tema che sarà pubblicato sul prossimo numero del bimestrale Sigmagazine, nella disciplina del marchio la legge tutela prima di tutto la “pubblica fede”. Cioè la buona fede del consumatore che, alla vista di un liquido con marchio contraffatto, può essere indotto a pensare che sia prodotto davvero dall’azienda proprietaria del marchio. E proprio per tutelare la pubblica fede, per far partire l’azione (e la sanzione) contro un prodotto contraffatto non è necessaria la denuncia di chi detiene il marchio. Basta un normale controllo.
Questo però, in fondo, è solo un aspetto dell’argomento. Ce ne è un altro, sottolineato alcuni mesi fa anche da Konstantinos Farsalinos. Queste prassi scorrette di pochi fanno un danno enorme a tutto il settore del vaping, anche e soprattutto ai molti che operano secondo la legge, studiano marchi propri e liquidi originali. Danno all’esterno l’idea di un settore che si muove al margine della legalità, interessato più al mordi e fuggi di oggi che a creare basi concrete per un futuro duraturo. E dare quest’immagine nel momento in cui si chiede di essere presi sul serio dalla politica e dalla sanità, a noi appare particolarmente miope. Nel migliore dei casi.
© Best Edizioni – Riproduzione riservata

Articoli correlati