Testata giornalistica destinata agli operatori del settore delle sigarette elettroniche - Registrazione Tribunale di Roma: 234/2015; Registro Operatori della Comunicazione: 29956/2017 - Best Edizioni srls, viale Bruno Buozzi 47, Roma - Partita Iva 14153851002

Sigaretta elettronica: sigle, associazioni e coalizioni balcanizzano la filiera

Anide, Eim, UniEcig, Anafe, Anpvu, Aise, Vapit, Coiv: il panorama del vaping tra divisioni intestine, auspici di unità e riforme interne.

La filiera italiana del vaping conta circa un centinaio di aziende di produzione e distribuzione, circa 2500 negozi e una platea di consumatori che, secondo i dati dell’Istituto superiore di sanità, non supera i 2 milioni; i lavoratori coinvolti direttamente o indirettamente sono circa 30mila. Numeri che incidono relativamente nell’ambito dell’economia pianificata nazionale, anche perché sono distribuiti a macchia di leopardo. Mentre i margini di crescita dei consumatori sono esponenziali, l’industria produttiva e la rete vendita potrebbero aver raggiunto la saturazione con il consolidamento delle imprese che negli anni passati hanno maggiormente investito e si sono imposte sul mercato.
I problemi normativi e legislativi degli anni passati hanno costretto le aziende a colalizzarsi in associazioni di scopo per tutelarsi attraverso ricorsi e azioni legali; i negozi, invece, hanno cercato di compattarsi per respingere i colpi esterni tentati (e riusciti) dei Monopoli e della concorrenza sleale di origine prevalentemente estera. Sono così nate le associazioni di settore nel tentativo di far convivere interessi simili sotto un unico cappello identitario. Gli esperimenti si sono succeduti nel tempo e, dopo i primi anni in cui gli operatori di settore hanno cercato un assestamento, nei mesi scorsi pareva che questo si fosse trovato. Anafe, l’associazione dei grandi produttori, distributori e importatori legati a Confindustria, al centro dello schieramento ai cui lati stavano le due sigle dei rivenditori, Anide a UniEcig. Storica e battagliera la prima, recente e razionale la seconda. A queste si è quindi aggiunta Coiv, definitasi coalizione di piccoli e medi distributori e importatori, ed Eim, in rappresentanza di otto produttori che hanno scelto di affiliarsi a Confartigianato.
Ognuna di queste sigle ha tentato, nel corso delle discussioni parlamentari, di intervenire a difesa degli interessi rappresentati. A freddo, nessuno è riuscito a salvaguardarsi dall’affondo governativo: i produttori non hanno ottenuto alcuno sconto sul pregresso, i negozi sono finiti sotto Aams, i distributori continueranno ad essere depositi fiscali e sottostare alle rigidità del Mef. E nessuno, in questo baillame, è riuscito a convincere la ragioneria dello Stato che l’imposta sui liquidi potesse essere ritoccata al ribasso. Alle associazioni degli operatori, occorre aggiungere quella nata per tutelare gli interessi dei consumatori e far da sentinella di legalità e trasparenza: Vapit. Dopo un primo periodo di attività, si è lentamente assopita sino a raggiungere l’attuale stallo con il direttivo fondatore dimissionario.
Nelle ultime settimane tra gli operatori del vaping pare serpeggiare un certo malcontento. Tra chi fa appello all’unità del settore e chi invece vorrebbe rappresentanze distinte, sono intanto nate altre due associazioni. Aise, composta da rivenditori, sta seguendo una linea innovativa: delocalizzare le informazioni associative attraverso un tour lungo la Penisola. Come dire: se i negozianti non vanno alle associazioni, è l’associazione che va ai negozianti. Ma anche il fronte dei consumatori si è arricchito di una sigla: Anpvu, acronimo quasi impronunciabile che corrisponde all’Associazione nazionale per i vapers uniti e che vuole dare dignità di parola e rappresentanza a chiunque utilizzi la sigaretta elettronica come strumento per smettere di fumare.
È di ieri la notizia, inoltre, del rimpasto in seno ad Anafe: lo storico presidente Massimiliano Mancini ha ceduto il timone a Umberto Roccatti. La prima dichiarazione pubblica dell’imprenditore torinese ha già delineato un cambio di rotta: l’associazione confindustriale apre il tesseramento anche ai negozianti. Le tredici aziende di produzione e distribuzione potrebbero ben presto essere affiancate da una rappresentanza di esercenti su strada, che troverebbero così riparo sotto l’imponente ombrello confindustriale.
Anide, Eim, UniEcig, Anafe, Anpvu, Aise, Vapit, Coiv. Otto sigle, circa due per anello della filiera. La forza di un settore non si conta dal numero delle associazioni esistenti. Come dire: ognuno può creare un’associazione, banalmente ogni tre persone si potrebbe avere una differente associazione. La forza, invece, è data soprattutto dall’autorevolezza. Che naturalmente cresce con il numero degli associati, che aumentano se hanno servizi di cui usufruire.
La Federazione jugoslava reggeva perché a guidarla c’era un maresciallo forte, autorevole, cinico e freddo. Venendo a mancare il comandante, la Jugoslavia si è sgretolata a colpi di artiglieria pesante, creando vari Stati e innumerevoli énclaves. Nel vaping sta accadendo la stessa analoga balcanizzazione, senza però aver mai dovuto fare i conti con un maresciallo Tito.

Articoli correlati