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Liquidi a zero, ecco perché Aams non può vietarli ai minori

La legge parla chiaro: i negozianti devono garantire il divieto di vendita di nicotina ai minori. Lo ha deciso il ministro Lorenzin nel febbraio 2016 e viene ribadito in Legge di bilancio. L'Agenzia nazionale delle dogane e dei monopoli non ha poteri estensivi normativi in materia di salute pubblica.

Il 31 marzo si avvicina. E con esso si avvicina anche l’emanazione del decreto direttoriale Aams che dovrà dare attuazione alle nuove disposizioni contenute in legge di bilancio. Nello specifico, a partire dal prossimo mese di aprile i rivenditori di sigarette elettroniche dovranno richiedere l’autorizzazione alla vendita all’agenzia delle dogane e monopoli.
In queste ultime settimane le associazioni di categoria sono state ricevute dai dirigenti di piazza Mastai al fine di avere un confronto sui contenuti del decreto direttoriale. La certezza è che il documento non potrà uscire dalla cornice tracciata dal cosiddetto emendamento Rotta-Boccadutri. Sta facendo molto discutere il punto relativo al divieto di vendita ai minori. Mentre Aams, secondo quanto trapelato al termine degli incontri, ritiene di dover estendere il divieto anche per i liquidi senza nicotina, gli operatori del settore sostengono che tale divieto sia illegittimo.
In effetti, scorrendo il testo dell’emendamento, è evidente che il legislatore abbia voluto assegnare all’Agenzia dei Monopoli ampi poteri di controllo e di autorità sulle rivendite. Prova ne è il fatto che, letteralmente, il testo di legge concede facoltà al direttore dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli di adottare entro il 31 marzo un decreto attraverso cui stabilire “le modalità e i requisiti per l’autorizzazione alla vendita e per l’approvvigionamento dei prodotti da inalazione senza combustione costituiti da sostanze liquide, contenenti o meno nicotina”. La volontà politica è chiara: assoggettare la rete vendita delle sigarette elettroniche al monopolio. Però il parlamento ha anche posto dei limiti. Prima di tutto, la vendita sottoposta a monopolio è solamente quella dei liquidi, “con esclusione dei dispositivi meccanici ed elettronici e delle parti di ricambio”. Così scrivendo, il campo è già ristretto ai soli liquidi di ricarica. Quindi, riassumendo, l’autorizzazione è necessaria per poter vendere liquidi di ricarica. Tutto il resto rimane di libero mercato.
Per delineare un quadro ancora più preciso e per non consentire manovre di interpretabilità all’Agenzia nazionale, il Parlamento ha voluto inserire nel testo di legge tre punti chiave che Aams dovrà rispettare nella scrittura del decreto. Tre punti che furono inseriti a tutela del negoziante e della concorrenza: principio di prevalenza di vendita; non discriminazione tra canali di approvvigionamento; divieto di vendita ai minori.
I primi due punti sono stati pensati a tutela dei lavoratori della filiera già operativi al momento dell’emanazione del decreto direttoriale. Mentre la prevalenza sarà dimostrabile da ogni negozio di vicinato attraverso fatturazioni, bilanci o impegni di spesa, la libera concorrenza nell’approvvigionamento è consentita attraverso l’apertura di un deposito fiscale. Aams dovrà quindi continuare a dare la possibilità a chiunque di aprire un negozio o di allestire un deposito fiscale purché vengano soddisfatti o mantenuti nel tempo i requisiti.
Il terzo punto, invece, prevede che i negozianti abbiano “effettiva capacità di garantire il rispetto del divieto di vendita ai minori”. Ma divieto di vendita di cosa? Per capirlo, ancorché molto semplice, occorre analizzare la volontà del legislatore e la scrittura della norma con e senza eccezioni. Quando il legislatore ha descritto il concetto di prevalenza ha indicato, onde evitare disguidi o errate interpretazioni, che nel computo debbano rientrare i “prodotti di cui ai commi 1 e 1-bis (liquidi di ricarica sottoposti ad accisa, ndr) e i dispositivi meccanici ed elettronici, comprese le parti di ricambio”. Quindi, pur non essendo necessaria un’autorizzazione per vendere hardware e ricambi, gli stessi prodotti possono però essere inseriti nel paniere che dimostra la prevalenza dell’attività commerciale. Il legislatore ha tenuto così a sottolineare – evidenziandolo – che se un’attività vende strumenti elettronici atti alla vaporizzazione ha tutto il diritto a definirsi negozio specializzato in sigarette elettroniche e di conseguenza a richiedere l’autorizzazione del Monopolio. Il principio è rafforzato anche quando si parla di approvvigionamento: il legislatore ha scritto che soltanto i liquidi con e senza nicotina devono essere acquistati da deposito fiscale, mentre lascia libertà per i “dispositivi meccanici ed elettronici e delle parti di ricambio”.
Il Parlamento ha ritenuto opportuno, proprio per non dare adito ad errate interpretazioni, che in un caso (prevalenza) la norma aveva valore estensivo, andando a considerare anche prodotti non sottoposti a vincolo autorizzativo, nell’altro caso (approvvigionamento) avesse valore limitativo, sottoponendo a limiti di acquisti soltanto i liquidi ma non l’hardware.
Essendo stato per due volte così pignolo, perché il legislatore non ha ritenuto opportuno sottolineare ulteriori eccezioni anche nel caso del divieto di vendita ai minori? La risposta è semplice: perché l’intento del legislatore era dire – sic et simpliciter – che il negoziante deve riuscire a garantirlo. Ma quello in essere, ovvero i prodotti contenenti nicotina così come previsto dalla Circolare Lorenzin di febbraio 2016. D’altronde, l’Agenzia dei Monopoli deve sottostare alle indicazioni politiche del Mef mentre la salute del consumatore e dei minori è appannaggio del Ministero della Salute. Come potrebbe, quindi, una direzione di un’agenzia doganale e monopolistica smentire o estendere la volontà politica di un ministro? Tornando alla legge di bilancio, se il legislatore avesse voluto estendere il divieto anche ai liquidi senza nicotina avrebbe dovuto, così come ha fatto nei punti precedenti, potuto e dovuto formulare il testo effettiva capacità di garantire il rispetto del divieto di vendita ai minori dei prodotti di cui ai commi 1 e 1-bis”. Ma non lo ha fatto. La trasposizione letterale della volontà politica è da considerarsi in questo modo: “chiunque voglia vendere liquidi con o senza nicotina deve richiedere autorizzazione ad Aams”. Per mantenerla, i negozi dovranno acquistare i liquidi – e solo i liquidi – da deposito fiscale; dovranno vendere prevalentemente liquidi di ricarica e hardware; dovranno garantire di rispettare il divieto di vendita ai minori, senza alcuna eccezioni o estensione o limitazione. Fa obbligo di legge quello attualmente esistente, voluto e pubblicato dal Ministro della Salute: è fatto divieto vendere ai minori di anni 18 sigarette elettroniche usa e getta o precaricate con nicotina e liquidi di ricarica contenenti nicotina. Il negoziante deve garantire il rispetto del divieto chiedendo il documento di identità del cliente in caso di dubbi sull’età anagrafica; deve predisporre l’eventuale distributore automatico con un meccanismo di riconoscimento dell’età attraverso lettura scheda magnetica riportante il codice fiscale. Oltretutto, che senso avrebbe vietare ai minori un prodotto facilmente replicabile acquistando la glicerina in erboristeria e gli aromi alimentari al supermarcato? Rappresenterebbe, al di là della ratio legis già esaminata, un ulteriore elemento di stortura del mercato.
Il Decreto direttoriale di Aams non potrà dunque prevedere l’estensione del divieto di vendita ai minori dei liquidi senza nicotina pena l’impugnabilità dell’atto in via amministrativa anche perché, come previsto dalla legge, le funzioni dell’Agenzia si limitano a gestire i servizi doganali; contrastare l’evasione tributaria e gli illeciti extratributari; regolare il comparto del gioco pubblico; contrastare fenomeni illegali legati al gioco; riscuotere le accise relative al comparto tabacchi; vigilare sulla loro conformità alla normativa nazionale e comunitaria. Come del tutto evidente, non si parla di tutela dei minori e di salute pubblica poiché di competenza, politica e amministrativa, di un Ministero che non è quello dell’Economia.

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